Verso il congresso Nazionale Arciragazzi, le tesi

 

Questo nostro congresso arriva in un momento particolare di crisi mondiale, dove i più colpiti sono proprio i ragazzi e le ragazze. Ma la situazione attuale dell'infanzia e dell'adolescenza nel mondo non è solo frutto di questo momento, ma di una mancanza complessiva di una “Cultura “.

 


 

Ancora oggi registriamo:

  • che circa 8 milioni di bambini sono morti prima di aver raggiunto i 5 anni di età, gran parte a causa di diarrea e complicanze del parto".
  • che oltre un miliardo di minori vive in città che crescono a dismisura, diventano megalopoli, col paradosso che dove c'è più benessere aumenta la schiera dei diseredati, dei senza diritti.
  • che ci sono nel mondo ancora  "215 milioni di ragazzi e di ragazze tra i 5 e i 17 anni coinvolti nel lavoro minorile: 115 milioni sono quelli che svolgono mansioni pericolose.
  • che circa 2 milioni di bambini, in questo momento, stanno combattendo una guerra quotidiana contro la mancanza di cibo .
  • che tanti bambini che sognano la libertà, una vita tranquilla, la pace, dopo aver attraversano il deserto e poi il mediterraneo, se resistono, trovano una Nazione che ancora non ha deciso come e chi deve prendersi cura di loro.

 

Potremmo continuare con altre cifre che fotografano bene come il mondo, non investendo sull'infanzia e sull'adolescenza, non sta pensando al futuro, quel futuro che non appartiene solo alle nuove generazioni ma anche a noi, che oggi possiamo nel nostro piccolo agire localmente per poter tentare di cambiare globalmente. Allora dobbiamo non solo ribadire l'artico 3 del nostro Statuto Nazionale, come abbiamo, già fatto nel precedente congresso del 2009, ma con questo appuntamento trovare la strategie per praticarlo.

 

“L’ARCIRAGAZZI si impegna autonomamente e a fianco di singoli cittadini e di altre organizzazioni attive sul piano locale, nazionale e mondiale per:

1) una società basata su un equilibrato rapporto uomo-natura;

2) una valorizzazione e un rispetto delle risorse umane più razionale ed una ripartizione più equa delle risorse naturali ed umane nel mondo e una struttura di relazione internazionale fondata sulla cooperazione e sul rifiuto assoluto ed incondizionato della guerra;

3) un modello di sviluppo economico e tecnico orientato in senso ecologico, diverso dall’attuale dominato dalla logica del mercato e del profitto, che conduce alla distruzione delle risorse naturali, all’alienazione dell’uomo, a nuove disuguaglianze e povertà, ad intollerabili emarginazioni; [...]


1. PREMESSA

1a. Una fotografia istantanea della situazione italiana

 

Fare una fotografia della situazione italiana dei primi anni della seconda decade del secolo non è semplice, perché numerose sono “le crisi” che possono essere elencate. Non solo la crisi economica, che da oltre 5 anni peggiora di giorno in giorno la vita materiale delle persone e si abbatte implacabile sulle famiglie e sui giovani (la cui percentuale di disoccupazione supera il 40%); accompagnano la crisi economica almeno altre due crisi:

 

1)  la prima, pre-esiste quella economica e si è sviluppata a partire dall’inizio degli anni 2000. Riguarda lo sfaldamento progressivo, fino quasi all’azzeramento, dell’impegno – rilanciato nel decennio precedente – per l’infanzia, l’adolescenza e i giovani. Questo disinvestimento non è solo frutto di riforme istituzionali (come la modifica del Titolo V della Costituzione che ridefinisce in senso decentrato e sussidiario le competenze dei livelli dello Stato) o politiche (il mancato completamento della Legge 328/00 che a fronte della cancellazione di fondi nazionali “dedicati” in un fondo unico non ha poi definito quei Livelli Essenziali che avrebbero potuto salvaguardare un impegno per le politiche minorili); non è frutto solo della sostanziale “rottura” degli ingranaggi normativi che erano stati posti a presidio dell’implementazione della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (di seguito in sigla internazionale CRC: Convention on the Right of the Child), come il Piano Nazionale Infanzia, l’Osservatorio, la Commissione Parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, il Centro Nazionale di documentazione, la spinta propulsiva e innovatrice della legge 285/97; non è solo il frutto del disinvestimento complessivo dello Stato nelle politiche giovanili, nel servizio civile, nelle azioni di sostegno alla formazione e all’occupazione, etc.. Tutti questi fatti – solo per riferirci agli aspetti afferenti ai minorenni e ai giovani – si sono susseguiti in almeno 12 anni senza che nessuna forza politica fosse in grado non tanto di “arrestare il declino” ma anche solo di “riconoscere” quello che stava accadendo. Gli interessi e le opzioni poste dalla Destra al Governo; la sostanziale incompetenza dimostrata dalla Sinistra dopo l’esperienza del centrosinistra degli anni ‘90, sia quando era al Governo che negli altri casi e la generale disattenzione della politica e delle istituzioni verso gli allarmi – noi fra questi - di coloro che stavano denunciando questa valanga che piano piano si ingrandiva; l’incapacità di porre in essere una “visione” del Paese aperto alla formazione, all’educazione, al sostegno alle famiglie, orientato all’accoglienza e all’integrazione degli stranieri. Tutto questo ha poi solo “usato” la crisi come alibi ma si è avviato ben prima, in condizioni che non erano affatto “di crisi”. In riferimento alle politiche per l’infanzia e l’adolescenza e giovanili si è strutturato, progressivamente, un generale disinteresse “di sistema”, uno “sfracellamento” (per citare parole ascoltate con stupore in alcuni dibattiti pubblici e pronunciate da esponenti del Governo Monti) delle filiere attraverso cui si rende possibile “fare le cose”; un lavorare costantemente “in emergenza”, senza piani, senza prospettive. Sebbene questo valga anche per altre politiche (la sanità, la scuola, le politiche del lavoro e della formazione), per ciò che attiene l’infanzia e l’adolescenza – e i giovani – non vi sono reti di ammortizzatori, non c’è un “sistema nazionale” che pre-esisteva e che, sebbene stressato e “tagliato” comunque prova a stare in piedi. Le politiche per i giovani e i giovanissimi, e quelle per i bambini piccolissimi e le famiglie, erano relativamente recenti, 10 o al massimo 12 anni, e quindi non è rimasto – letteralmente – niente. Potremmo chiamare questa una “crisi di progetto” (progetto per l’Italia, per i suoi cittadini giovani e giovanissimi), ben più profonda e grave di quella economica e tutta di domestica responsabilità, senza alibi concessi da crolli di borse o fallimenti di banche oltreconfine e oltreoceano.

 

2)  La seconda “crisi”, anch’essa affondante le sue radici ben prima di quella economica, è sotto gli occhi di tutti coloro che si occupano di educazione, di sociale, di impegno civico e cresce – inesorabile e potente – da almeno 15/20 anni. E’ una crisi del sistema etico, del “patto sociale” che tiene insieme le persone nella Comunità-Paese, che presidia (o dovrebbe presidiare) la composizione e mediazione fra le istanze individuali e collettive.

 

Si è affermata la trasformazione quasi antropologica per la quale la misura di tutto è l’individualità delle “proprie” istanze e l’inverosimile convinzione che il successo nella vita (formativo, scolastico, lavorativo, personale), è a tutti “dovuto” senza la fatica della costruzione, giorno per giorno, del proprio presente e del proprio futuro “nella comunità”; è diffusa l’idea che siano possibili improvvisi cambiamenti di vita (in meglio) vincendo ai giochi d’azzardo, diventando calciatori, veline e che le scorciatoie “paghino” più della lenta costruzione del proprio futuro, che i “vecchi” percorsi (andare a scuola, studiare, provare ad impegnarsi per il miglioramento delle proprie condizioni di vita nel quadro del miglioramento delle condizioni di vita altrui) siano obsoleti, polverosi, frenanti la libertà creativa di persone altrimenti destinate a brillanti successi … Tutto questo è nato ben prima del cambio di millennio e si è innestato fragorosamente nel modo stesso di concepire lo stare in comunità, l’andare a scuola, il difendere i propri diritti, il fare politica, l’amministrare le città. Si è trasformato in solipsismo, solitudine sociale, richiesta di privilegio, negazione del senso delle norme sociali, emergenzialità costante, estemporaneità; infine, si è collegato alla crisi economica e a quella di “progetto” di cui sopra, creando un blocco unico da cui sembra impossibile uscire. Questa crisi, che è “educativa” del sistema-Paese, ha avuto e ha effetti devastanti sull’educazione di bambini e ragazzi, che crescono con miti inverosimili e si ritrovano poi a terra, senza rete né opportunità, già poche (e in diminuzione) per chi non ha scelto scorciatoie, assenti per gli altri.

 

Da questo quadro drammatico non può che emergere il fenomeno della fuga dei giovani all’estero, quello dei NEET, quello della “precarietà” giovanile (il 40% della disoccupazione giovanile, poca autonomia, dipendenza dalla famiglia); non può che consolidarsi la disattenzione verso tutte quelle politiche “di medio periodo”, come inevitabilmente sono quelle riferite alla promozione dei diritti, al contrasto al disagio, all’educazione, alla scuola, etc.. E, oltre a questi aspetti, recenti studi hanno messo in evidenza la correlazione fra “le crisi” e l’aumento delle patologie borderline, psicotiche o nevrotiche, negli adolescenti e pre-adolescenti, l’aumento dell’obesità minorile, il drop-out dal sistema formativo e scolastico, etc. I “danni” prodotti dal combinato disposto di questi fenomeni non solo azzerano l’impegno per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, quasi derisi dagli interlocutori pubblici (e da porzioni di terzo settore) e le politiche giovanili ma impediscono di trovare anche solo “il bandolo” attraverso cui riproporre un’idea di presente e quindi di futuro, una “pianificazione” a medio e lungo periodo. Non si sa con che soldi fare questo, ma neanche attraverso quali strumenti, leggi, norme. L’emergenza è perenne, il marasma e lo smarrimento le caratteristiche dilaganti.

 

Eppure … eppure tutto questo non accade senza che vi siano dinamiche, seppur largamente minoritarie (almeno rispetto al “peso politico” che riescono ad esprimere), che propongono analisi approfondite e processi articolati; soggetti e reti di terzo settore, società civile diffusa – sebbene “dispersa” – impegnata in mille iniziative a livello di comunità; un patrimonio associativo e mutualistico che presidia, sottotraccia, interi processi comunitari.

 

E infine, almeno per ciò che attiene i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e le istanze per i giovani, vi è una ormai consolidata platea di interlocutori, politiche generali di riferimento (tentate in passato ma abortite poi, come i Piano Nazionale Infanzia, le politiche giovanili, il sostegno alla prima infanzia, etc.), elaborazioni sul versante europeo e internazionale, a dimostrazione che questo campo di attività sociale non è peregrino, non è “inventato” da anime belle ma può invece contribuire, proprio perché opera sul medio periodo, alla risoluzione delle emergenze.

 

La crisi etica ed educativa del sistema-Paese e la crisi “di progetto” in questa nostra analisi pre-esistono a quella economica; tutte e tre contribuiscono a fare dell’Italia un Paese da ricostruire: come nel dopoguerra, con macerie di altro tipo (educative, etiche, di sistema) e con povertà nuove (culturali ed economiche insieme, a cui si affianca una marcata carenza di “speranza”). Purtroppo non si rileva quell’energia e quella fiducia nel futuro che si registrò quasi 70 anni fa, quell’energia che alimentò e sostenne le fatiche di almeno due generazioni, impegnate nella ricostruzione dell’Italia.

 

Anche questa “energia” va ricercata, connettendo insieme le forze residuali, che ci sono, sono numerose anche se sparse e disperse, spesso agenti nel loro “particulare”. Un’associazione educativa coma Arciragazzi non può non offrire il suo impegno per questa (ri)costruzione, perché il costruire e ricostruire è insito nel concetto stesso di educazione e perché solo nel medio e lungo periodo i processi  attivati “qui e ora” per i bambini, i ragazzi e i giovani assumono senso.

 

Non vi è altra scelta, se non l’abbandono del campo, a questo impegno. Da realizzarsi per e con i bambini, i ragazzi, i giovani, le famiglie, i cittadini di ogni provenienza.

 

Per loro, perché l’attenzione ai “cuccioli” e ai giovani è un dovere etico e biologico, prima ancora che politico e ideale, ed è legato alla nostra specie prima ancora che al genere; perché non può esservi alcuna positività in azioni che non perseguono – sempre – il massimo benessere di piccoli e dei giovani. Ogni azione siffatta (quindi, declinando dal generale al particolare: ogni politica, ogni azione sociale, ogni scelta, etc.) è di base dannosa, quindi sbagliata, per tutta la comunità umana. Non è tempo di compromessi su questi temi. Il dovere primo e assoluto è quello di curare la propria comunità umana, e il contesto ambientale in cui è inserita. Ogni altra opzione è, semplicemente, inaccettabile e inqualificabile; va quindi rigettata con forza, determinazione, ostinazione, pazienza. Attivando reti e impegnandosi in esse, curando il proprio patrimonio associativo a livello locale e nazionale non per ragioni di mera “autoconservazione” ma per metterlo a disposizione di un progetto di ricostruzione, per il quale è necessario un investimento di lungo periodo.

Con loro, perché i concetti di responsabilità, cittadinanza, appartenenza alla comunità si sono allargati fino ad includere le persone di ogni età e condizione; questo ne deriva dalla Dichiarazione dei Diritti Umani fino alla recente Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità, passando per la Carta ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. E perché solo mischiando il vecchio con il nuovo e affermando con forza la necessità di una nuova “alleanza”, di un nuovo patto fra generazioni è possibile attivare energie, creatività, possibilità di cambiamento.

 

Agire “per e con” i bambini, i ragazzi, i giovani porta naturalmente a far convivere la dimensione di advocacy (denuncia, lotta per il cambiamento, proposizione politica) con i percorsi concreti, territoriali, puntali che vedono coinvolti quelli che una volta di definivano “destinatari” in una dimensione di protagonismo e azione. Verso e nelle comunità di appartenenza così come all’interno della nostra stessa compagine associativa. Non si può infatti chiedere alla società di “fare loro spazio” se non si applica in casa propria lo stesso principio.

 

Arciragazzi si pone questi traguardi e questi impegni, da perseguire con altri soggetti e insieme ad altri soggetti. Opponendo l’ottimismo del fare al pessimismo della ragione, consapevole delle fatiche. “Resistendo” alle crisi e a quella che le racchiude tutte, cioè la perdita dell’orizzonte di futuro e il marasma culturale, etico ed educativo che sembra non essere superabile.

1b. Fotografia dell’Associazione ad oggi (numeri, relazioni, reti, progettualità)

 

L’associazionismo italiano è in gran parte e da diversi anni in decrescita: il numero complessivo di cittadini che decidono di associarsi è in calo costante e la nostra associazione non fa eccezione. Il rimanere al di sotto dei diecimila soci con un tessuto associativo di circa 80 territori affiliati, ci restituisce l’immagine di una piccola organizzazione che ha, però, un focus estremamente definito; grazie anche a questa condizione, Arciragazzi, gode di un buon livello di competenza (dei suoi operatori, volontari o meno che siano) riconosciuto con chiarezza nelle reti a cui partecipiamo.

 

Arciragazzi, seppur con fatica, aderisce e partecipa alle attività del Forum del Terzo Settore, all’interno di Convol e del Forum Nazionale Giovani e nei network specifici PIDIDA e Gruppo CRC.

Non è inusuale che all’interno di queste reti e delle sue derivate (ad esempio “Batti il cinque”) a noi spettino spesso compiti cruciali in ordine al coordinamento delle azioni (ad es. PIDIDA, con il Coordinamento del Gruppo Partecipazione) e alle caratteristiche metodologiche del loro agire (ad es. sui contenuti dei report stilati dal Gruppo CRC o all’azione di approfondimento con Batti il Cinque sul tema dell’elaborazione dei Livelli Essenziali di Prestazioni legati ai Diritti delle persone). In parte sorprendentemente agiamo a pari condizioni e livello di organizzazioni ben più “pesanti” come Unicef e Save the Children.

 

Arciragazzi ha trovato la forza, nella sua evoluzione, di far rete sui propri temi in maniera laica a prescindere dall’area dell’interlocutore: la collaborazione politica con Agesci ne è una prova; da sperimentare, ma se ne parlerà più avanti, l’alleanza strategica con Arci e da consolidare la presenza in Arci Servizio Civile.

 

A livello internazionale è venuta meno, in termini di intensità, la collaborazione con le due grandi federazioni FIEEA, Milset e IFM-SEI mentre è andata consolidandosi la partnership con l’associazione catalana degli Esplac.

 

In questo sistema di rete, quindi, il Consiglio Nazionale e la Presidenza ha voluto investire nello sviluppo dell’associazione e delle sue finalità. In questo quadriennio sono stati presentati 12 progetti a fondazioni e ministeri e si è aderito come partner ad altri 3. Dei primi ne sono stati approvati 6 grazie ai quali si è consolidata la rete interna e risollevate le sorti economiche dell’associazione.

 

In termini di sistema, come APS, Arciragazzi ha due momenti l’anno di progettualità periodica (L.438 e L.383) e diverse opportunità che si presentano di volta in volta come Call o come precipitato dell’agire di rete.

 

2. DALLA FOTOGRAFIA ALLE SFIDE

 

Le “istantanee” sopra riportate fanno il punto di quello che a nostro parere sono le condizioni attuali del sistema-Italia, le principali criticità, le condizioni e la consistenza dell’Associazione. Da ciò deriva l’elenco generale delle sfide che intendiamo intraprendere, in parte già sopra accennate, che saranno il riferimento per la pianificazione dei programmi di azione di Arciragazzi nei prossimi anni.

 

1.     Fatti oltre le parole: un’associazione che lavora sul campo

Arciragazzi è una associazione educativa; ciò implica che opera direttamente con i bambini e i ragazzi, con i giovani e che attraverso questo lavoro propone cultura, cambiamento, rete e alleanza con le comunità e le istituzioni. L’attività politica, di ricerca e di proposta dell’associazione, il suo essere anche “movimento” assume senso perché questa dimensione si esprime insieme al “fare associazione”. Questa contemporaneità fra il fare e il dire si rintraccia ai diversi livelli (dal locale al nazionale): i Circoli territoriali danno vita alle attività di gioco, educative, di formazione e sono anche motori di proposta di cambiamento delle loro comunità; così i livelli regionali, chiamati al compito di advocacy verso gli Enti affinché siano facilitati i percorsi che riguardano direttamente bambini e ragazzi; a livello nazionale in cui negli ultimi anni si è assistito alla presenza di gruppi stabili e organizzati di dirigenti e soci e volontari dei territoriali che hanno operato e operano su scala nazionale con iniziative con ricaduta concreta per bambini e ragazzi. L’associazione quindi “opera” oltre a “dichiarare” e, anzi, è impegnata nel costante tentativo di migliorare la congruenza fra le parole e i fatti, adottando tecniche di monitoraggio, verifica e valutazione sempre più dettagliate, così da costruire iniziative coerenti con le sue elaborazioni teoriche e, viceversa, importare le elaborazioni teoriche affini a ciò che emerge durante le attività, in un processo circolare che è meglio dettagliato nel successivo capitolo 5.

 

2.     La promozione della cultura per l’infanzia e l’adolescenza e i giovani

La scomparsa del temi sull’infanzia, l’adolescenza e sui giovani dal dibattito pubblico, con conseguente assenza di politiche, se non sul versante meramente emergenziale, impegna l’associazione in una decisa azione di promozione culturale a tutto campo.

Questo significa operare a tutti i livelli per sollecitare la ripresa di un dibattito pubblico sulle condizioni dell’infanzia e dell’adolescenza e dei giovani e promuovere politiche, fondi, azioni che richiamino l’importanza strategica di questo tema per il presente e il futuro del nostro Paese.

 

3.     La strategia di rete e le “alleanze”

Coerente con l’azione di promozione culturale di cui sopra è l’impegno per costruire, sviluppare, partecipare, animare reti con soggetti di terzo settore impegnati sul versante dei diritti e delle politiche giovanili. Ne sono esempi concreti l’impegno nelle reti Pidida, Gruppo CRC, Batti il Cinque ma anche la partecipazione al Forum Nazionale Giovani, al Forum Nazionale del Terzo Settore, alla Convol. L’azione di rete si sostanzia anche con collaborazioni dirette fra Arciragazzi e altri soggetti al di là di reti più strutturate (si cita il caso delle collaborazioni con Agesci e Arci Servizio Civile, per progetti come il POGAS “Giovani Protagonisti per Costituzione” o la traduzione italiana del manuale del Consiglio d’Europa sull’educazione si diritti umani per i bambini “Compasito”). La strategia di rete però si allarga anche ad altri soggetti, come le azioni con il Garante Nazionale Infanzia e, in generale le collaborazioni con Enti, Istituzioni, Università, Ministeri, Comuni, etc. Tutte queste collaborazioni sono intese nella prospettiva della “alleanza”, nel senso anglosassone di “alliance”, partnership e condivisione di obiettivi strategici quando si attivano collaborazioni di ogni sorta.

 

4.     La proposta olistica di un percorso educativo permanente

La declinazione concreta della dimensione educativa dell’associazione non si esaurisce nell’azione “classica” rivolta ai bambini e ai ragazzi. L’educazione, specialmente nella sua dimensione informale e non formale (si vedano i documenti metodologici associativi, allegati), è dall’associazione intesa come un percorso permanente and “life-long”; un mettersi in gioco continuo, sia per quanto afferisce la formazione personale che per ciò che attiene i modi migliori per “fare associazione”, concretamente e sul territorio. Questa impostazione porta l’associazione a guardare a tutte le generazioni, rompendo anche a livello di senso generale la barriera dell’organizzazione “settoriale” solo per bambini e ragazzi, peraltro già superata con l’ampliamento alla fascia giovanile che si è imposta in associazione negli ultimi anni.

 

5.     La centralità dei diritti

In tutto questo, la centralità della promozione dei diritti è coerente con la nostra storia (nasciamo considerando con pari dignità associativa, pur riconoscendo i ruoli di ciascuno, bambini, ragazzi, giovani, adulti …), ma anche con la scelta di seguire la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e in generale il dettato derivante dal complesso dei Diritti Umani, che afferiscono a tutte le generazioni, promuovono la dignità e la libertà delle persone, la democrazia, il lavoro, etc.

 

6.     La promozione dei giovani

La centralità della “questione giovanile” in Italia è sotto gli occhi di tutti e ampiamente riconosciuta in questa sede. Il lavoro “per” ma soprattutto “con” i giovani è diventato per Arciragazzi elemento strategico, per favorire per loro spazi di partecipazione in associazione, la crescita e il ricambio di nuovi dirigenti, di idee, di prospettive di lavoro. Ciò si unisce all’impegno per lo sviluppo di politiche giovanili in Italia.

 

7.     La partecipazione nelle Comunità e in associazione: accessibilità e percorsi “open source”

Il bisogno di partecipazione dei cittadini, di ogni età, è connesso al percorso, che si suppone essere difficile e lungo, di “ricostruzione” del sistema-Paese di cui si è accennato in premessa. La partecipazione è insieme occasione di crescita delle persone e dei gruppi e azione positiva e migliorativa per le comunità in cui si esprime. In questo quadro Arciragazzi, per ciò che concerne la sua “mission”, può essere luogo aperto in cui i cittadini possono accedere per essere facilitati nel loro partecipare; ciò significa pensare l’Associazione come luogo accessibile e “fruibile” dai cittadini (anche bambini, quindi) come strumento per prendere parte alla vita della comunità.

 

8.     Il consolidamento del radicamento territoriale dell’associazione

Il patrimonio associativo territoriale porta competenze, storia e radicamento ma si registrano grandi fatiche a mantenere un profilo consistente a livello numerico e di disseminazione locale, anche in conseguenza della crisi economica, della contrazione dei fondi e delle opportunità per un’associazione educativa di realizzare il suo progetto. In questo quadro i livelli regionali e il nazionale devono trovare il modo di supportare operativamente l’agire associativo locale, sostenendo i gruppi in difficoltà, proponendo progetti di rete, attivando relazioni di ascolto e suggerimenti di soluzioni, mettendo in campo relazioni di rete con altre organizzazioni che facilitino il lavoro locale (anche con supporti “di service” sul versante burocratico e associativo, che possono diventare oggetto di protocolli di rete con altre associazioni, etc.). In generale il consolidamento del radicamento territoriale è un obiettivo politico irrinunciabile che non può mancare “come base” dell’essere associazione nazionale.

 

9.     Il consolidamento e potenziamento della capacità di proposta e progettazione

Coerentemente a quanto sopra, è importante “tesaurizzare” le competenze espresse dall’associazione per potenziare ancor più la nostra capacità progettuale, a servizio degli obiettivi della mission di Arciragazzi, del consolidamento della rete associativa, delle azioni di advocacy, di rete, etc. Per questo è importante investire – anche economicamente (e laddove possibile attraverso reti e collaborazioni con altri) - sul livello strutturale e organizzativo dell’associazione.

 

10.  La costruzione di un movimento associativo educativo laico e popolare

Infine, un aspetto che afferisce alle strategie di rete ma si richiama direttamente alle radici della nostra organizzazione. Arciragazzi nasce nel 1981 nel contesto del mondo Arci come opzione associativa educativa e laica, a coronamento di lungo processo di maturazione politica animato da persone cresciute in esperienze informali con le scuole, sul territorio e, ancora prima, in quella fucina di idee e innovazione che fu l’API (Associazione Pionieri d’Italia), non a caso chiusa dalla sinistra storica perché troppo avanzata rispetto ai tempi (sui temi della democrazia, del protagonismo, dell’impegno civico). Come meglio descritto di seguito, questo DNA porta Arciragazzi a proporsi come contesto associativo in cui sviluppare l’idea di un movimento associativo, educativo e laico, che si confronti con pari dignità con le altre culture sviluppatesi in Italia. E’ giocoforza considerare che tale processo possa svolgersi in primo luogo nel contesto del mondo Arci, al quale Arciragazzi si apre proponendosi come occasione di sintesi e rielaborazione delle esperienze nate e sperimentatesi in questi ultimi decenni.

 

3.VALORI

 

Cosa ci definisce? Quali sono le basi, i fondamentali, dai quali partiamo? La nostra Costituzione è lo Statuto, la Storia Associativa è l’esperienza, la memoria. Tutto ciò è sottinteso e non discutibile ma la cornice valoriale del nostro agire deve essere in contatto con la società e i suoi cambiamenti, le sue evoluzioni. Nell’Assemblea delle Basi del 2013, in coerenza con la redazione partecipata del presente documento, alcuni gruppi di lavoro hanno riflettuto sul tema ragionando su tre categorie: il riconoscimento dei valori che ci sono, quelli su cui occorre un nuovo investimento e i disvalori che riconosciamo e dai quali vogliamo stare lontani. Queste tre categorie sono state applicate alle seguenti aree:

 


  • I sistemi di welfare e i rapporti con le Istituzioni
  • La scuola,

 

  • Le famiglie
  • Il territorio
  • La nostra rete interna

 

I report puntuali sono a disposizione per chi ne facesse richiesta: la loro sintesi va verso una conferma dei valori fondanti: la partecipazione, la solidarietà anche in termini di sussidiarietà, i diritti.

Questi valori fondamentali che l’associazione ripropone come architettura del suo agire trovano nell’approfondimento derivante dal dibattito fra i nostri territoriali ambiti concreti in cui misurarsi e da cui misurare l’efficacia del nostro agire:

 

  • il tema dello sviluppo delle comunità locali attraverso un sistema di welfare che veda il cittadino (minorenne o maggiorenne che sia) protagonista e risorsa; così come sono risorse le famiglie, di qualunque forma esse siano, da far partecipare e rendere protagoniste delle azioni a livello territoriale;
  • il rapporto con un territorio che conservi memoria e costruisca una cultura dell’infanzia e dell’adolescenza, un territorio che tesse reti in maniera trasparente e che allontani da sé sistemi clientelari, illegali e oppressivi e, quindi di per sé, inefficienti;
  • la costruzione di un modo di fare associazione che promuove la formazione permanente anche in termini di juniorship e seniorship di soci, dirigenti, operatori; una rete che si prende cura dei suoi soci rimanendo aperta alla novità in un sistema coordinato di circolarità di idee, modelli e persone;
  • il mantenimento di una propria identità consapevole e la promozione di percorsi educativi olistici per lo sviluppo della persona nel lavoro di rete e nel rapporto con Istituzioni specifiche e altri soggetti di terzo settore

 

Mantenendo quindi chiari i valori fondanti di Arciragazzi e ribadendone l’importanza, si pone all’ordine del giorno il tema delle strategie per realizzarli, renderli concreti, nella vita interna dell’associazione e nelle sue proposte politiche verso il territorio e le Istituzioni.

 

4. STRATEGIA

4a. Dalle criticità alle proposte strategiche

 

Da quanto tracciato sopra circa la situazione nazionale riferita all’infanzia, all’adolescenza e ai giovani, dall’esperienza recente nonché dalle analisi circa lo stato e le prospettive dell’associazione, l’idea è che le seguenti siano aspetti e criticità specifiche sulle quali Arciragazzi, per la sua storia e il suo percorso, può impegnarsi:

 

  1. La cultura per l’infanzia, l’adolescenza e i giovani. Il panorama desertico riferito alle giovani e giovanissime generazioni offerto dalla politica (nazionale, regionale, locale), dalle Istituzioni (di nuovo, a tutti i livelli) e anche da parte del mondo della cultura e del terzo settore evidenzia la necessità di riproporre il tema già accennato nel documento congressuale del 2008: promuovere la cultura generale dell’infanzia, adolescenza e a favore dei giovani attraverso azioni di advocacy, lobby, costruzione di rete e promozione/partecipazione a network, alleanze esterne, declinazione territoriale delle proposte associative nazionali, etc.
  2. Il Patto fra generazioni e l’impegno nel campo dell’educazione non formale a sostegno dei processi formativi. La sperequazione fra il potere e gli interessi del mondo adulto (e generalmente quello produttivo e maschile) e quello delle giovani e giovanissime generazioni è evidente a tutti e si è aggravata ulteriormente in Italia negli ultimi 15 anni con la chiusura degli spazi di accesso dai giovani al mondo produttivo (economico e culturale) e con l’erosione della capacità educativa del sistema formale per tutti. Solo 15 anni fa veniva dichiarato nell’allora Piano Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza che era necessario entro e non oltre un quindicennio operare strutturalmente per evitare che si chiudessero le finestre di osmosi (della cultura, della ricchezza, della capacità lavorativa) fra giovani e meno giovani; i frutti del disinteresse e delle politiche contrarie a questo avvertimento sono oggi sotto gli occhi di tutti. Oltre ai giovani ne fa le spese il sistema educativo formale; infatti la scuola, oltre a non aver compreso le sfide poste dal mutato paradigma culturale del nuovo millennio (le ricerche europee di fine 2013 indicano che l’Italia è all’ultimo posto nella capacità di insegnare ai bambini e ai ragazzi ciò che serve per accedere alla cultura, alla cittadinanza attiva e al lavoro nel 21° secolo, meno di un bambino su tre accede ai saperi utili per “”stare oggi al mondo”!) è stata violentata e svuotata significativamente delle sue risorse.

In questo panorama è necessario riaffermare che solo un rinnovato patto fra le generazioni può portare frutti positivi e che tutti i soggetti impegnati nell’educazione non formale e informale (come Arciragazzi) devono attivarsi non solo nel loro specifico campo (educazione alla cittadinanza, promozione di percorsi di socialità, etc.) ma anche collaborare con il sistema educativo formale (la scuola) per sostenere qui processi formativi integrati teorizzati 30 anni fa da eminenti studiosi, come Franco Frabboni da cui prese le mosse il primo impianto pedagogico dell’allora appena nata Arciragazzi. Non a caso recenti ricerche, anche promosse dalla nostra associazione, hanno evidenziato come i percorsi associativi incidano in modo potente sulla costruzione delle competenze sociali e di vita (life skills) dei giovani e dei giovanissimi, come incidano ancor più se costoro possono “prendere parte” a tali percorsi, come protagonisti e come – infine – ciò sia ancora più significativo quando vi sia una varietà di occasioni associative diverse. I percorsi associativi, quindi, sono tanto più significativi quanto sono vari e “aperti” a chi ne prende parte e tanto più rendono possibile un impegno che “produca un risultato positivo” (cambiamento sociale, territoriale, socializzazione, etc.). Ciò impegna in modo nuovo anche la nostra associazione, perché lega l’appartenenza associativa alla possibilità di offrire percorsi “intensi”, stimolanti, concreti e non ad una scelta ideale “per la vita”. Cade definitivamente la dimensione della militanza “a prescindere”, e lega l’efficacia stessa dell’agire associativo alla sua capacità di essere aperto, vario, interessante, concreto; e, soprattutto, relativizza il nostro ruolo (nostro come quello di tutti i gruppi associati organizzati) perché la varietà e la possibilità di vivere esperienze associative diverse produce risultati formativi assai più efficaci; come dire, l’associazione – tutte le associazioni – sono segmenti e parentesi intense, più o meno lunghe, nei percorsi di crescita dei giovani e – per estensione se consideriamo la dimensione della formazione permanente – anche a tutte le altre età . Questo è il contributo che – agendo dal versante informale e non formale – Arciragazzi può dare al sistema formativo complessivo, anche a quello formale/scolastico; e, nell’ambito di un patto fra generazioni, questa capacità di veicolazione di istanze e traduzione di linguaggi dei giovani e giovanissimi (capacità agite non solo “per” ma anche “con” loro) può essere un nuovo e valido orizzonte politico e operativo di azione dell’associazione verso il resto della comunità.

 

  1. Promuovere e tesaurizzare le competenze associative e la rete territoriale di Arciragazzi. La rete territoriale delle esperienze e il complesso delle competenze messe in gioco dall’Arciragazzi in numerose parti del Paese, con i bambini e le comunità, con i giovani, con le Istituzioni è un patrimonio di competenze da tesaurizzare, innanzitutto conoscendole e riconoscendole; i livelli territoriali dell’associazione e le reti e contesti in cui operano e che spesso “animano”, soffrono spesso di percezione di “solitudine” e scarso supporto, sia a livello “politico” (istituzionale ma anche di larghi comparti di terzo settore), sia a livello di riconoscimento (culturale, politico, economico) del proprio ruolo nelle comunità di appartenenza. Questo chiama l’Associazione, con azioni congrue ai propri livelli, ad uno sforzo e ad un impegno nella direzione della cura del proprio patrimonio di azioni, educative e di advocacy, nonché ad un lavoro per consolidare e ulteriormente sviluppare i presidi associativi realizzati a livello locale, regionale e nazionale.

 

  1. Promuovere e potenziare la capacità di azione, proposta e innovazione di Arciragazzi. Si assiste oggi al perdurare e anzi all’aggravarsi di un diffuso senso di impotenza, fatica e fatalismo nella società civile, nelle istituzioni  e in generale fra chi vuole impegnarsi per il miglioramento delle condizioni di vita dell’infanzia, dell’adolescenza e dei giovani. La fiducia nella possibilità di cambiamento e la conseguente attivazione di progetti, proposte e azioni è fortemente depressa, anche fra i soggetti di terzo settore; a livello istituzionale questo smarrimento generale di lucidità aggrava le oggettive difficili condizioni economiche, contribuendo ad una spirale peggiorativa delle politiche minorili e giovanili ancor più che in ragione della crisi economica, essendo mancante anche la pianificazione a medio periodo; in sintesi, “si vive alla giornata”, si gestiscono le emergenze, poco o nulla più.

 

In questo contesto Arciragazzi non può che aumentare, con determinazione, i suoi sforzi per essere presente nel Paese con proposte operative, progetti, azioni di denuncia, da perseguire da sola e in rete e in network; l’oggetto stesso della missione associativa, l’educazione e la promozione dei diritti, non può infatti prescindere dalla sollecitazione ad impegni di medio e lungo periodo. A tale scopo vanno implementate le capacità operative, tecniche, di comunicazione e di progettazione di Arciragazzi.

 

  1. Promuovere la partecipazione di bambini, ragazzi, giovani e cittadini (di ogni provenienza) dentro e fuori l’Associazione. Parallelamente alla crisi educativa, politica e di risorse economiche del Paese si assiste alla diminuzione degli spazi e delle occasioni di partecipazione civile; dei giovani ma anche dei bambini e dei ragazzi, il cui diritto di prendere parte alle decisioni riguardanti la loro vita è sancito a livello mondiale e anche in Italia. Tutti costoro, così come i cittadini e le famiglie, vedono aumentare la spinta al solipsismo, all’individualismo e la proposizione per la quale l’impegno collettivo è una perdita di tempo e non cambierà niente. Per questo, oltre che per quanto sopra affermato circa l’impegno “nuovo” dell’approccio non formale e informale nell’ambito della formazione delle “competenze di vita” (life skills”) Arciragazzi deve impegnarsi in contrasto a questa tendenza individualistica ad aprire per loro quanti più spazi di partecipazione sia possibile ad ogni livello associativo e battersi affinché le istituzioni e soprattutto le organizzazioni della società civile aprano le loro porte e facilitino un rinnovato senso di impegno sociale delle persone, di qualsiasi età e provenienza culturale e geografica. Questo argomento potrebbe non sembrare originale perché oggi tutti parlano di partecipazione e Arciragazzi stessa ha nel suo DNA questo tema; l’esperienza di 30 anni di associazione ci insegna però qualcosa di più articolato e profondo: la promozione della partecipazione può avere e ha un valore in sé come educazione alla pratica della cittadinanza, ma deve accompagnarsi – per essere efficace – a concreti processi di trasformazione dei contesti in cui si esprime.

Sia all’interno dell’associazione sia nelle iniziative di partecipazione di bambini, ragazzi e giovani alla vita delle comunità è quindi determinante prestare cura alla concretezza degli esiti, senza i quali i migliori processi producono feedback depressivi che alimentano il fatalismo (per cui “niente cambierà”),  il pessimismo (per cui “niente può cambiare”) e il senso di impotenza (per cui “niente di quello che faccio può cambiare le cose, neanche rispetto alla mia situazione”). Partecipazione e protagonismo sì, quindi, purché siano non solo decorazione o parole vane e possano invece produrre esiti visibili e tangibili in un tempo congruo con le età di chi vi prende parte.

 

  1. Riscoprire e rivalutare l’orizzonte internazionale di azione dell’associazione. Il campo di gioco in cui oggi maturano sia importanti scelte politiche ed elaborazioni pedagogiche, sia significativi segmenti della formazione dei ragazzi e dei giovani, è quello internazionale, europeo ma non solo. Gli eventi (anche tragici) connessi ai migranti, le politiche di cooperazione, l’idea dell’equilibrio economico e il concetto stesso di sviluppo, la cooperazione decentrata, la formazione internazionale, i contatti fra giovani di diverse nazioni, etc. Tutto questo è sempre stato connesso al DNA dell’associazione, che ha anche la possibilità di consolidare sponde e contatti con quei movimenti internazionali che propongono percorsi innovativi (dall’approfondimento sui diritti in relazione alle varie culture del mondo alla pedagogia del desiderio) strettamente connessi all’idea stessa di “sviluppo”. In questo contesto Arciragazzi si impegnerà a riscoprire e rilanciare queste sue radici, considerandole nella prospettiva  dell’advocacy, oltre che della mobilità e formazione dei ragazzi e dei giovani.

 

  1. Sviluppare l’impegno di rete e promuovere un movimento educativo laico e popolare in Italia. Lo smarrimento, la crisi, la permanente emergenza sociale e le pressioni derivate dalle condizioni economiche ed etiche che ogni giorno sembrano peggiorare, in quella che può essere definita una “crisi educativa del sistema Italia”, impongono a ciascuno di trovare reti e connessioni nell’ambito dell’agire civile; tanto più se in campo educativo.

 

A fianco di questa azione di rete, che deve trovare comuni denominatori fra ispirazioni e sensibilità culturali diverse, e che Arciragazzi abbraccia con convinzione, l’associazione è parimenti convinta che sia  tempo di promuovere una proposta educativa, popolare e laica in Italia che si confronti con pari dignità con le altre culture presenti nel nostro Paese, come meglio descritto di seguito.

 

4b. La costruzione di un movimento associativo educativo laico e popolare

 

Arciragazzi, dopo il suo 30° anniversario, si pone un obiettivo di sviluppo le cui ragioni risiedono nel DNA dell’associazione, nata nel dibattito degli anni ’70 dello scorso secolo, grazie al “mondo Arci” che ha valorizzato le elaborazioni di coloro che, provenienti dall’API, dai movimenti di base della scuola democratica, dalle prime esperienze animative di strada, hanno scommesso sul “fare associazione” con bambini, ragazzi e i giovani.

 

Non a caso nella relazione di apertura di Carlo Pagliarini, il fondatore di Arciragazzi, all’Assemblea Costituente di Napoli del 1981 si legge che “la linea che intendiamo seguire attraverso il binomio Arci-ragazzi è originale, inedita (…), vogliamo costruire l’Arci ragazzi con i ragazzi (in un contesto in cui, ndr) l’associazione di base è necessaria ai ragazzi, è congeniale ai loro bisogni di comunicazione e affermazione, e corrisponde alla proposta complessiva che l’Arci rivolge a tutti i cittadini affinché si associno per essere più liberi e per contare di più. Le organizzazioni locali dei ragazzi noi le promuoveremo ovunque, dando una mano ai ragazzi, combattendo – anche al nostro interno – una battaglia contro quanti sottovalutano l’importanza del problema e assumono posizioni di conservazione, cercando di convincere tutti della necessità che le sedi siano messe a disposizione dei ragazzi, in orari e condizioni da definire, affinché in tutte le società sportive, nelle case del popolo, nelle società di mutuo soccorso, siano presenti i ragazzi.”

Continua infatti la relazione del 1981 affermando che “l’’Arci ha caratteristiche tali da consentire la nascita di un movimento di ragazzi e di adulti autonomo rispetto agli storici condizionamenti religiosi, ideologici e partitici, assai versatile e multilaterale. A tal punto da corrispondere, quasi naturalmente, con le sue attività normali, a tante delle esigenze e bisogni dei ragazzi”. Riconoscendo infine che “anche l’Arci non si è sottratta ai limiti di estemporaneità: assai spesso ha prestato servizi integrativi, certo sempre necessari; più di rado ha assunto i caratteri di soggetto culturale autonomo, portatore di sue specifiche proposte educative, di sue finalità e metodologie.”. E, concludendo che “a noi sembra che sia un esigenza democratica anche la rimozione di stati di necessità, quelli ad esempio, che non offrono la possibilità a genitori laici di indirizzare i loro figli verso associazioni di ragazzi in sintonia con le loro concezioni di vita. Ma l’idea che ci muove alla costruzione dell’Arci ragazzi non è certo quella della concorrenza ad altre associazioni. Semmai, vogliamo contribuire a diminuire il gap ora esistente in Italia, fra ragazzi associati – decisamente una piccola minoranza – ed il loro bisogno di stabilire rapporti di amicizia e di libertà per crescere insieme.”

In queste parole ci sono tutte le considerazioni – ancora del tutto attuali – che muovono il nostro intento strategico. In Italia è completamente assente un pensiero diffuso (al di là di Arciragazzi e di movimenti associativi locali) di educazione laica e popolare; non opposta ma integrativa al modello associativo che si è storicamente affermato, che non considera come strutturale un intervento associativo “che includa” bambini, ragazzi, giovani e adulti (famiglie, scuole, etc.) in una prospettiva di impegno comunitario, civico, aggregativo e socializzante che non sia di matrice religiosa. Riaffermando quindi il nostro approccio di lavoro di rete e di costruzione di “alleanze”, reti, contesti generali con tutti i soggetti che si occupano di infanzia e adolescenza, candidiamo l’Arciragazzi a diventare quel laboratorio di costruzione di un tal movimento associativo, popolare, educativo e laico. E, come già indicato nel (lontano) 1981, riteniamo che il primo contesto di riferimento a cui sottoporre questo progetto associativo sia l’Arci, con l’esplicito obiettivo di fare dell’Arciragazzi “la casa” delle esperienze associative popolari e laiche in Italia, tesaurizzando e sintetizzando il lungo cammino e le profonde elaborazioni maturate in questi oltre 30 anni.

4c. La rete esterna: consolidamento e rafforzamento

 

Nel mandato consiliare in scadenza, Arciragazzi ha investito in modo particolare nel presidio delle attività di rete. La presenza e il contributo dato sia in termini di visione che di progettualità e cooperazione è stato interpretato come strategico per contribuire ad evolvere una cultura dell’Infanzia. Di fatto, la convinzione è che sia necessario mettere insieme una massa critica che lavori consapevolmente a costruire sensibilità nei confronti dell’Infanzia, operando a diversi livelli. Le reti in cui Arciragazzi è presente si occupano di monitoraggio della CRC (Gruppo CRC), di partecipazione (PIDIDA), di livelli essenziali (Batti il 5), di volontariato (CONVOL), di internazionalità (seppure con minore intensità nell’ambito delle reti e con maggiore investimento con singole organizzazioni straniere), oltre che il presidio infanzia nella complessità del Forum del Terzo Settore e del Forum Giovani, sia a livello locale che in qualche regione. Inoltre, il presidio e il contributo all’interno dell’Osservatorio Nazionale Infanzia hanno confermato una presenza ed una voce forse “piccola”, ma significativa.

 

Per il prossimo mandato consiliare la logica di rete continua a sembrare una scelta strategica imprescindibile. Non a caso la campagna 2013 “Io sono una tessera” ha rappresentato il concetto, consapevolmente complesso, secondo cui ciascuno di noi - adulti e bambini - è “una tessera” della propria comunità, della propria famiglia, del proprio territorio. Anche coloro con cui collaboriamo, possono essere con noi “tessere” di questo puzzle, “incastrarsi” con noi per azioni comuni, in una logica di rete (con altre organizzazioni, associazioni) o di collaborazione (con i Comuni, le Regioni, con i progetti). Ciascuno di noi vale anche e soprattutto se in relazione con altri. Insieme agli altri con cui collaboriamo - siano pure altre organizzazioni, Comuni, ecc. - è possibile proporre di essere “tessere” di un cambiamento sociale che metta i Diritti, la considerazione ed il rispetto per l’Infanzia in primo piano, proponendo e sottoscrivendo accordi, intese e collaborazioni, a livello locale, nazionale e internazionale.

4d. La Rete Interna: consolidamento e rafforzamento

 

La peculiarità di Arciragazzi, rispetto alle maggiori organizzazioni nazionali ed internazionali che operano sui medesimi temi è che, a fronte di una strategia complessiva elaborata dai livelli di maggiore responsabilità, si sviluppa sul territorio del Paese che agisce, realizza, sperimenta. La nostra rete interna, quindi, è imprescindibilmente lo sfondo strutturale della nostra azione e il suo sviluppo e il suo rafforzamento dovrà essere un obiettivo prioritario dell’azione dei prossimi quattro anni. I territori dovranno continuare ad essere il luogo del contatto con le società e i cittadini; dovranno essere il luogo delle sperimentazioni e dell’elaborazione partecipata della vita associativa e dovranno potersi interfacciare con gli ambiti istituzionali che con la riforma dello Stato sono imputati di  responsabilità normative e legislative. Compito del livello nazionale, per raggiungere questo obiettivo, sarà quello di facilitare le connessioni del network dei circoli, fornire opportunità di crescita e consolidamento attraverso la progettazione e di costruire spazi di elaborazione e condivisione tra soci, sostenere la nascita dei livelli regionali. I momenti di incontro consolidati (Assemblee delle Basi e dei Circoli, Campo Nazionale e appuntamento annuale metodologico/scientifico) saranno necessari a tale scopo; un sistema di comunicazione rivolto sia alla nostra struttura interna (per renderla coesa ed efficiente) sia all’esterno (per promuoverla e farla conoscere a tutti i livelli) sarà uno strumento ineludibile per i prossimi anni di attività. La partecipazione dei territori dovrà avere una forma e struttura efficace ed efficiente in modo che non possa esistere una periferia politica ma un’inter(-)connessione di nodi attivi e partecipanti.

 

4e. Il Territoriale (i Circoli) come presidio del Nazionale

 

Per l’Arciragazzi la scelta di autonomia che il Nazionale garantisce ai Territoriali che si affiliano ha sempre rappresentato un investimento, perfino dal punto di vista educativo.

Anche il Circolo più piccolo deve imparare a raccordarsi con il contesto e la sua realtà istituzionale, a far fronte alle necessità gestionali, amministrative, fiscali, a misurarsi con le logiche della rappresentanza e della democrazia sollecitando quella partecipazione che è il seme del nostro progetto associativo.

Nel tempo ci si è tuttavia resi conto di come tutto questo sia complesso e chieda ai Dirigenti dei Circoli un consapevole sforzo di crescita. Talvolta viene addirittura vissuto come un sacrificio che allontana il socio/Dirigente dalle ragioni per cui sta in associazione: i bambini, un approccio relazionale fortemente connesso con i valori che animano l’Associazione, un senso di comunità laica che – in nome dei Diritti - fa sentire le persone a casa. Parimenti, la storia dimostra come i Dirigenti territoriali tendano a concentrarsi sulle necessità locali e a vivere l’Associazione Nazionale come lontana: una relazione di scambio tra Nazionale e Circoli è circoscritta ad un numero limitato. Nonostante nello scorso mandato consiliare siano stati prodotti significativi sforzi per avvicinare i Circoli, facendo proposte su tanti piani - progettuali, di formazione, di aggiornamento, di rete, compreso quello di campagne nazionali – si riscontra ancora una certa fatica nel comporre insieme azioni nazionali e azioni locali e quindi si pone – come già accennato sopra rispetto alle sfide associative – questo orizzonte di lavoro come fondamentale per il consolidamento e lo sviluppo di Arciragazzi e della sua azione.

 

Nel prossimo mandato consiliare sarà quini importante continuare a lavorare per rinsaldare la rete e approfondire il senso di far parte di un’Associazione Nazionale, anche attraverso la strategia di lavoro con e per i regionali altrove descritta in questo documento.

 

Dal punto di vista strategico la proposta è che il Nazionale punti soprattutto su una prospettiva: ciascun Circolo – proprio in virtù della propria affiliazione – è un presidio del Nazionale sul territorio, “è” insieme parte e tutta l’Arciragazzi che c’è, lì e in quel momento!

Muovendosi cioè per le proprie necessità ed interessi, rapportandosi con le Istituzioni, proponendo progetti, entrando nelle scuole è in grado di verificare con costanza come i Diritti e, in pratica, i livelli essenziali siano rispettati nei confronti dei minorenni, diventando terminale per una proposta politica e per una lettura capillare dello stato delle cose, sia al proprio interno che al l’esterno.

 

Sarà quindi interessante che il Nazionale offra ai propri Territoriali – ad esempio - linee guida utili alla relazione con l’Istituzione e prospettive di osservazione del proprio lavoro che facilitino un’analisi complessiva, un confronto tra territori.

Non si tratta di fare cose in più, ma che si registri il proprio modo di lavorare in modo funzionale ad una lettura più scientifica, ad un rapporto efficace con le Istituzioni, sia quando si redige un progetto che quando si presenta un’interrogazione.

È cioè opportuno un investimento sul senso politico del proprio essere associazione, a partire dalle modalità interne di gestione e via via nella relazione con il contesto, sia per ciò che riguarda l’Associazione Nazionale e i suoi Regionali che per l’ambiente esterno in tutte le sue diverse articolazioni.

 

4f. L’approccio olistico

 

Quanto sopra introdotto è a nostro parere perseguibile solo con un approccio strategico che “metta insieme” i diritti, la promozione delle persone e gli interessi diffusi delle comunità, la formazione ed educazione permanente, l’evidenza pubblica – politica ed amministrativa – di azioni (e fondi, economie, norme, piani di azione) dell’impegno per i bambini, i ragazzi e i giovani. Il tutto considerando i giovani e i giovanissimi non come passivi fruitori (di servizi) o, peggio, “destinatari” di azioni di contrasto al disagio e all’emergenza. E’ un grande progetto politico, culturale (e quindi associativo, concreto, da realizzarsi giorno per giorno a livello nazionale, regionale, nelle nostre città) quello che proponiamo; la base programmatica di lavoro interno e di alleanze esterne all’associazione.

 

4g. L’approccio facilitatorio

 

Arciragazzi è vista come l’associazione che “fa giocare i ragazzi”. Siamo un’associazione che “anima”, che dà vitalità e si prende cura dell’Infanzia e dei Ragazzi stando “con” loro. In generale il nostro approccio tende ad integrare le diversità facendo leva su Diritti e partecipazione, usando strumenti educativi che puntino sulla relazione, sull’espressione e sulla messa in gioco.

 

Eppure, chi lavora in campo educativo sa che “animare” è solo un aspetto, perché investire su un concetto di comunità laica significa sempre lavorare su interessi e bisogni delle persone che vi aderiscono, offrendo loro uno spazio di crescita perché imparino a prendersene cura autonomamente. Non basta cioè “dare anima”. È necessario “facilitare” l’educazione e l’impegno altrui offrendo loro uno spazio in cui imparare praticando.

 

È su questo che ha senso investire come strategia nel prossimo mandato consiliare: un approccio facilitatorio che sarà coerente con la mission educativa che ci si dà con i ragazzi e con chiunque voglia lavorare per il progetto dell’Arciragazzi. È infatti perfino nel rapporto con i genitori e tutti gli adulti che girano attorno all’Associazione, nella collaborazione con le associazioni, in quella con l’Istituzione e sui tavoli politici e tecnici ad ogni livello che un modo di lavorare proiettato a valorizzare il contributo di tutti, a rendere più fluida la comunicazione, a integrare persone, progetti e risorse renderà più efficace il nostro lavoro. Un lavoro che – giova ricordarlo – ha come fine ultimo la costruzione di una comunità laica sensibile, rispettosa e capace di valorizzare la presenza dell’Infanzia.

4h. Formazione continua

 

Arciragazzi sostiene e realizza una concezione della Formazione, come un percorso di crescita continuo e trasversale a tutte le età, che consenta il potenziamento delle capacità dell'individuo, l'acquisizione di nuove competenze, la condivisione e la creazione di diversi e nuovi punti di vista. Si tratta di un processo continuo sia in termini di tempo, poiché l'apprendimento è un processo che avviene lungo tutto l'arco della vita (life-long learning), che in termini di spazio, dal momento che la possibilità di apprendere si sviluppa in ogni ambito di vita (life-wide learning).

 

Quest'approccio è connesso alla visione olistica del bambino ed in generale di ogni essere umano, per cui hanno rilevanza, dal punto di vista educativo e formativo, tutti i tempi, i luoghi e le occasioni con cui la persona entra in contatto

 

In questo senso l'idea della comunità educante, o comunità formativa, presuppone l'adozione di un approccio educativo integrato, in cui i diversi ambiti di apprendimento siano visti come funzionali e interdipendenti l'uno dall'altro, a partire dai contesti di educazione formale (scuola e percorsi formativi certificabili) a quelli di educazione non formale, nei quali spesso Arciragazzi realizza le sue azioni educative, finalizzate a favorire lo sviluppo  personale e sociale dei partecipanti e, infine, alle esperienze di  apprendimento  informale  che, avvengono nei contesti di vita quotidiana e consistono nell’imparare facendo (learning by doing).

 

Tutti gli strumenti e i percorsi formativi proposti dall’associazione al suo interno e verso l’esterno saranno impostati per rispondere a quanto sopra descritto, in particolare per la promozione di percorsi permanenti e di crescita continua degli individui e delle comunità.

 

5.STRUMENTI E METODI

 

5a. Il valore dell’associarsi

 

Arciragazzi è un’associazione di promozione sociale. Nello spirito di tale definizione, raccoglie, associa, “tessera” tutti coloro, bambini e bambine, uomini e donne, che si riconoscono nei valori dell’associazione e partecipano alle attività da essa promosse, sia organizzandole, sia semplicemente essendo oggetto dell’attività stessa.

Nel corso degli ultimi anni, Arciragazzi ha rivisto e integrato la propria missione associativa, rivolgendo la propria azione non più e non solo a bambini e ragazzi, ma a tutti quei soggetti “in crescita”, dove il presupposto della crescita è il desiderio e la disponibilità a mettersi in gioco, a prescindere dall’età.

Anche nella prospettiva di questa rinnovata missione educativa, ha senso continuare a chiederci che rapporto c’è tra la scelta di associarsi e la condivisione dei valori dell’Associazione. Riprendendo uno stralcio del Documento del Congresso del 2006, Quali i tempi e i modi dell’associarsi?

Sicuramente ogni socio è parte dell’associazione, in quanto tale condivide con tutti e tutte diritti e doveri che la tessera comporta. Quali le implicazioni di questa affermazione?

Innanzitutto: si è soci solo quando si fa la tessera? Certamente sì. Anche se i tempi dell’avvicinamento all’associazione spesso sono slegati dal tesseramento. In effetti, quand’è che “è ora di fare la tessera?”

I soci Arciragazzi sono i bambini, i ragazzi, gli adulti educatori, le famiglie, i simpatizzanti, i dirigenti dell’Associazione: “L’ARCIRAGAZZI è costituita dalle bambine e dai bambini, dalle ragazze e dai ragazzi, dalle donne e dagli uomini che intendono partecipare attivamente secondo le proprie personali possibilità, ai cambiamenti che interessano il loro ambiente di vita quotidiano, la società, il mondo.” (art. 9 dello Statuto)

 

L’elemento comune che contraddistingue la scelta di aderire ad Arciragazzi da parte di soggetti diversi è dunque la condivisione di un progetto associativo e, come abbiamo già detto, il desiderio di mettersi in gioco da parte di soggetti “in crescita”.

 

Di fatto, almeno nella maggior parte dei casi, il primo passo con cui si concretizza l’adesione ad Arciragazzi è costituito dalla partecipazione ad una specifica attività, ad un’azione sul territorio. Bambini, educatori, insegnanti, studenti... vengono a contatto con la nostra Associazione nel momento in cui sono attratti da ciò che concretamente riusciamo a proporre nel contesto in cui essi vivono. Questo elemento contraddistingue certamente quei circoli maggiormente orientati ad un’offerta di servizi sul territorio, ma più in generale rappresenta una caratteristica comune all’intera associazione.

 

Il valore dell’associarsi ad Arciragazzi, dunque, risiede in prima istanza nel “fare”. L’Arciragazzi è un’associazione educativa. Questo elemento fa sì che tale percorso rappresenti anche un percorso di crescita personale per molti di noi. In questa direzione va la proposta di interpretazione del concetto di “Base Associativa” di seguito riportata, laddove si specifica che la “Base” è quel luogo non estemporaneo dove i soci sperimentano l’associazione (e quindi l’associarsi). Nel cammino, ad ogni modo, insieme al fare troviamo tante altre dimensioni in cui si concretizza il valore dell’associarsi: “condividere”; “pensare”; “proporre”; “partecipare”...

 

L’adesione ad Arciragazzi si caratterizza inoltre in base ai differenti livelli in cui essa può manifestarsi. Siamo, allo stesso tempo, una rete di circoli; un movimento educativo e culturale; un’associazione che fa politica sul territorio e a livello nazionale... in un certo senso questi livelli diversi appaiono ordinati all’interno di un percorso che il socio può intraprendere, man mano che cresce la propria consapevolezza della complessità associativa.

 

Le ricerche e gli studi sottolineano come oggi la scelta di associarsi per una persona consista prevalentemente nella qualità dell’attività che viene proposta, e non tanto nella conoscenza del progetto associativo espresso.

 

Questo, per Arciragazzi, significa sia porsi l’obiettivo di intercettare ed accogliere soggetti diversi e ulteriori rispetto a quelli già associati, sia proporsi attraverso opzioni concrete e legate “al fare”.

 

Arciragazzi ad oggi si propone attraverso un progetto e un percorso associativo che difficilmente riesce a raggiungere potenziali nuovi soci o nuove realtà associative, a meno che queste non vengano casualmente in contatto con realtà già consolidate.

 

Tale caratteristica non è peraltro solo nostra, infatti molte Associazioni educative e/o giovanili funzionano in modo analogo. Ciò investe aspetti (e scelte) anche molto diversi tra loro, avendo a che fare con la visibilità dell’associazione, con la comunicazione interna ed esterna, con la capacità di accoglienza e la solidità delle nostre strutture sul territorio, etc..

 

L’alternativa che ci si profila è infatti tra due prospettive di associazione diverse: da un lato un soggetto in grado di raggiungere i propri soci solo attraverso le attività che propone loro, destinato quindi a crescere solo laddove è già presente e sufficientemente forte e/o supportato. Dall’altro lato un’organizzazione che si doti di una specifica strategia di “esportazione” e “disseminazione” della propria identità ai fini di un coinvolgimento più ampio di quello attuale.

 

Riteniamo che la scommessa per i prossimi anni sia di investire su questa seconda opzione. La struttura associativa che ci stiamo dando, articolata su livelli territoriali autonomi e interdipendenti, tesa ad un rafforzamento sistematico dell’azione di rete con i soggetti a noi più vicini, dovrà affermare con molta più forza rispetto al passato la nostra proposta associativa verso e con tutti i soggetti potenzialmente interessati a coglierla.

 

5 b. La Partecipazione

 

Da tempo come associazione rivendichiamo, a vari livelli, la cittadinanza attiva dei ragazzi e delle ragazze, sostenendo il livello minimo dello ascolto almeno sulle cose che li riguardano. Ma, come associazione oltre alla rivendicazione politica, da anni pratichiamo a tutti i livelli associativi la partecipazione come approccio metodologico.

 

Traiamo origine dall’esperienza che Roger Hart, psicologo ambientale americano, mise in atto negli anni Sessanta. Essa si basa sul concetto che le competenze (life skills, work skills) si acquisiscono attraverso la pratica empirica e collettiva (sapere - saper fare - saper essere) e che la partecipazione, il protagonismo, la pratica democratica si apprendono con l’esercizio civico costante e graduale, attraverso tutte le fasi di crescita. Tale strategia utilizza una scala di riferimento costituita da otto distinti livelli come strumento quali/quantitativo che permette di misurare il livello di partecipazione raggiunto.

 

5 c. Il gioco come opzione culturale - sociale - politico - pedagogica

 

Il gioco è un’attività fondamentale (addirittura non solo del genere umano) per i bambini, per i ragazzi e gli adulti. Assume forme e dimensioni diverse ma è essenziale come il sonno, come il pensiero. Chi non gioca, semplicemente, non è umano! Il semplice gioco, infatti, ha delle connotazioni di carattere culturale - sociale - politico - pedagogiche.

 

Il gioco risponde ad un bisogno culturale in quanto favorire e stimolare il gioco riporta alla necessità di trasmettere una cultura, un modo di fare: il gioco come «normalità» anche nel campo delle relazioni umane; il gioco, come spaziotempo non ghettizzato (o ghettizzante), come attività non «straordinaria» (nel senso di «fuori» dall’ordinario). Favorire il gioco significa proporsi con e proporre una forma mentis ben precisa, che accetta e riconosce le nostre caratteristiche umane, ancorché regolate dalle norme sociali, e le rende fruibili, liberandoci anche dal peso di pressioni psicologiche che, alla lunga, sarebbero insopportabili.

 

È anche sul versante sociale che il gioco ha un forte impatto: dato che chiunque infatti troverà, prima o poi, il modo e il gusto per giocare, sperimenterà così norme di convivenza. In una società che rinnega il gioco l’atto di giocare sarà vissuto di nascosto, rabbiosamente, «contro» la società e le relazioni; sarà un gioco difficile, duro, cattivo. In una società che ammette e sviluppa il senso del gioco questo potrà essere canalizzato verso la libera espressione del sé, delle emozioni, delle idee e dei sentimenti (singoli e di gruppo) e potrà essere reso maggiormente «adattabile» alle altre esigenze della società stessa. Determinare spazi e tempi giusti per il gioco non significa, però, ghettizzarlo a comportamento «di nicchia» e «contrario» alla logica predominante (che oggi è quella del lavoro e della produzione economica). Troppo spesso, infatti, con il pretesto della «regolazione » del gioco invece lo si contrasta più o meno apertamente, lo si rende così difficile con il risultato di vietarlo.

 

Il diritto al gioco diventa quindi anche un’opzione politica. La Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, indica con chiarezza, infatti, che il gioco non può essere vietato (articolo 31), e, cosa che viene affermata nella stessa Convenzione (articolo 3) riguardo al superiore interesse dei bambini, emerge che in caso di «conflitto» fra diritti dei bambini e quelli degli adulti sono i primi ad avere «più» peso. Altro aspetto politico fondamentale è rappresentato dalle scelte relative alla libertà di gioco con le quali si misurano almeno due fattori: per tutti (adulti e bambini) la libertà di espressione del sé; per una categoria specifica (i bambini), che non ha un potere contrattuale legato al voto, la capacità di una società di prendersi cura degli interessi diffusi anche in mancanza di gruppi di pressione specifica. Quindi, in un certo senso, la capacità di una società di essere lungimirante.

Infine, il diritto al gioco ha una chiara valenza pedagogica. Giocare è educativo, e questo è ormai senso comune tanto che è quasi inutile addentrarsi nel tema. È invece interessante provare ad andare oltre l’ovvietà e dire che la libertà di gioco deve potersi realizzare «insieme» alla libertà di espressione e di scelta quindi, in un certo senso, in modo legato alla «partecipazione ». Giocare significa scoprire e «avere a che fare» con il mondo e quindi, ben presto, comprendere le possibilità che si hanno di agire sul e con il mondo e con gli altri. Se quindi il gioco è anche partecipazione è importante che esso possa esprimersi non solo in spazi adeguati (stando attenti che non diventino ghetti, come sono molti luoghi deputati al gioco) ma anche in tempi adeguati (non solo quelli decisi dalla frenesia della vita, nostra o dei genitori) e, infine, anche in modi adeguati (che siano rispondenti all’idea di sviluppo, evoluzione e libertà che il gioco porta con sé).

 

Senza che queste condizioni si possano realizzare il gioco è costrizione, ghettizzazione, attività imposta e quindi si ricade in quanto sopra esposto, circa gli esiti, rabbiosi e cattivi, di una società che nega il (vero) gioco.

 

5 d. L'approccio pedagogico ed educazione informale

 

L’approccio pedagogico che Arciragazzi adotta, sia nella vita associativa quotidiana che nella progettualità rivolta a cittadini non associati, pone al centro dell’attenzione la persona, inserita nel contesto delle molteplici relazioni in cui essa sviluppa il proprio percorso di crescita. La persona come soggetto portatore di diritti e doveri, che esprime - nei modi, nei tempi e nelle forme più diverse – un potenziale. Osservare, ascoltare, informare, stimolare ed affiancare, vivere insieme esperienze formative e rielaborare individualmente e in gruppo (apprendimento sociale), sono elementi fondanti di tale pedagogia. Questo significa agire intenzionalmente nella direzione di costruire contesti di apprendimento che, pur nella limitatezza di risorse (o forse proprio grazie a questa), ingenerino desiderio e proiezione immaginativa, autodeterminazione e soluzioni condivise. Contesti educanti scevri dal giudizio dell’adulto ma dove l’educatore/facilitatore ottempera al “compito maieutico” con un dialogo aperto, denso di significati da definire comunemente e che rispetta sempre la dignità della persona.

 

La pedagogia Arciragazzi punta alla capacitazione della persona e all’espressione dei suoi potenziali (intelligenze), concentrandosi sul processo - e non sull’esito – che si scatena, valorizzando i contenuti, i linguaggi, gli stili comunicativi e concentrando l’oggetto di riflessione sul livello di autoconsapevolezza dell’attore/cittadino. In una società che soffre un grave ritardo nell’elaborazione di nuovi modelli interpretativi rispetto alla popolazione minorile e ai giovani e tende costantemente a categorizzare con definizioni “di mancanza” più che di “sapere, saper fare e saper essere”, Arciragazzi ha la forza di credere ancora, e oggi ancor di più, che sia necessario il coinvolgimento attivo e responsabile di quella forza sociale (bambini, ragazzi e giovani) che non ha peso (in  termini di contrattazione) ma incide significativamente sulla vivibilità e democraticità delle nostre comunità.

 

Promuovere il benessere è parte fondante dell’approccio pedagogico Arciragazzi; ciò significa smarcarsi dall’emergenza del problema contingente e avere il coraggio di affermare la necessità di modificare gli strumenti educativi e gli ambienti in cui si va ad agire. Calarsi coscientemente in contesti informali, dove le dinamiche relazionali seguono traiettorie proprie e non predeterminate da confezionamenti “adultocentrici”, richiede pluralità di strumenti e modalità concilianti (che si adattano alle norme non scritte delle relazioni tra le persone).

 

E' doveroso, quindi, dare importanza e valore ai processi e ai contesti dove sia possibile condividere competenze tra i pari, apprendere insieme. Ma anche dove i diversi attori (genitori, scuola, comunità e minori) possano confrontarsi, cooperare e crescere insieme (sharing competenze, peer to peer, patti generazionali).

 


5e. Processo circolare

 

A partire dalle definizioni sull'educazione offerte dal Consiglio d'Europa (si vedano allegati), Arciragazzi strutturando e progettando le proprie attività prevalentemente nel tempo libero di bambini/e e ragazzi/e, sviluppa le sue azioni prevalentemente nell'ambito dell'educazione non formale. Questa, quanto meno, è la connotazione che hanno la maggior parte dei progetti attivati nelle nostre basi associative.

 

Per fare ciò, da tempo, per presidiare i risultati dei processi educativi, si utilizzano approcci ispirati al modello del PDCA (plan-do-check-act). Lo stesso strumento, tradotto e ripensato nel metodo del ciclo della progettazione (pensare, fare, verificare e ripensare) è patrimonio operativo e metodologico di Arciragazzi nelle piccole azioni così come nei grandi progetti.

 

5f. Presidio scientifico e attenzione documentale ai processi

 

Arciragazzi con il documento di Castelfiorentino 2011, sintesi del seminario "Gioco - Forma, verso una comunità educante" (allegato) rilancia un'approfondita riflessione, un aperto confronto e una messa a fuoco di contenuti e metodi dell'attività. Si rafforza, quindi, quanto già indicato nel documento congressuale del 2008: promuovere la cultura generale dell’infanzia, mettendo a sistema le diverse declinazioni territoriali della proposta associativa nazionale. Per poter dare sostanza e forma a quanto detto, si è provveduto a promuovere un Presidio Scientifico. Tale Presidio si è concretizzato nel dare mandato ad un Gruppo Scientifico, nel corso degli ultimi due anni di lavoro, di raccogliere, sistematizzare e produrre una documentazione riguardante le diverse attività ed eventi promossi dall'associazione nazionale. Tale Gruppo ha raccolto progetti e documenti, ha costruito strumenti di verifica e di monitoraggio, ha iniziato un lavoro di riflessione sulla metodologia dell'Arciragazzi, cercando di porre accento sulle diverse competenze che si sviluppano e/o acquisiscono nei diversi contesti di azione con i ragazzi (informale e non formale), nei diversi eventi, nei diversi territori. Alla luce di questo, per il futuro si propone:

 

1)    di rafforzare l'azione del Presidio Scientifico, invitandolo ad una collaborazione più stretta con altri Gruppi di lavoro interni all'Associazione (presidi scientifici territoriali, gruppo campo ed altri) nonché con partner esterni

2)    di coinvolgere l'intera associazione (partendo da territoriali più disponibili e sensibili) in un lavoro di raccolta, sistematizzazione e indicizzazione della documentazione (progetti, azioni educative che si promuovono sul territorio, ecc).

3)    di avviare, riorganizzare o rafforzare processi e azioni di rete (sia con circoli/basi Arciragazzi, sia con partner esterni) che abbiano come obiettivo lo sviluppo di competenze, la loro tesaurizzazione, la loro valorizzazione.

5g. ARCIRAGAZZI e la Gestione delle Risorse

 

Le principali azioni dal punto di vista amministrativo e gestionale in questi ultimi quattro anni sono state:

 

  • La revisione del Piano dei conti e dei criteri di compilazione del Bilancio, con il passaggio da una contabilità per cassa a una per competenza;
  • la sperimentazione di un modello organizzativo di Segreteria policentrico. Allo stesso modo è stata sperimentata una gestione decentrata dei Progetti;
  • la netta distinzione tra attività “istituzionali” e attività “progettuali”, dal punto di vista dell’allocazione delle Risorse;
  • il consolidamento e la valorizzazione della relazione con Banca Etica in un’ottica di sostenibilità della gestione finanziaria, a fronte di insostenibili ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione;
  • l’investimento progettuale nei confronti di alcune significative linee di sviluppo per l’Associazione (Giovani, nuovi media, Formazione, Sicurezza, Documentazione, Gruppo scientifico…);
  • la progressiva diminuzione delle esposizioni debitorie pregresse e il definitivo consolidamento e stralcio dei crediti in sofferenza non più esigibili.

 

Gli obiettivi perseguiti sono stati quelli della maggior diffusione di competenze gestionali e amministrative, lo sviluppo di un sistema amministrativo-contabile il più possibile trasparente e accessibile, la sostenibilità economica e finanziaria delle azioni istituzionali e progettuali, lo sviluppo di una cultura della gestione delle Risorse maggiormente partecipata.

 

Per consolidare i risultati raggiunti e affrontare efficacemente le criticità tuttora esistenti, si delineano di seguito alcune prospettive di azione da perseguire nei prossimi anni:

1) La redazione di un bilancio sociale in Arciragazzi

L’obiettivo principale del Bilancio Sociale per un’Organizzazione è quello di comunicare all’esterno il valore sociale della propria azione. Per fare questo, negli ultimi anni, sono stati affinati strumenti di rendicontazione sociale sempre più efficaci dal punto di vista comunicativo. Per un’Associazione educativa quale Arciragazzi è, il Bilancio sociale assume però una funzione probabilmente ancor più importante rispetto a quella comunicativa: il Bilancio sociale dovrebbe essere per Arciragazzi uno strumento educativo rivolto a tutti i soci e ai destinatari della nostra azione associativa.

 

In generale, la riflessione sull’utilizzo e sull’impiego delle risorse contribuisce all’acquisizione di consapevolezza in merito alla sostenibilità delle proprie azioni; inoltre ragionare in termini di Bilancio sociale consente di misurare l’efficacia della propria attività attraverso un’azione sistematica di verifica e di messa in discussione del proprio operato.

Nello specifico, per un’associazione come l’Arciragazzi che esprime una forte criticità nel confrontarsi con linguaggi e variabili di tipo economico-quantitativo a (quasi) tutti i livelli della propria rete associativa, l’utilizzo dello strumento del Bilancio sociale in modo partecipato e consapevole avrebbe probabilmente ricadute interessanti anche nella comprensione di strumenti più tecnici come il rendiconto economico-finanziario.

 

In quest’ottica, è utile immaginare un percorso che arrivi alla redazione di un Bilancio sociale arrivando a coinvolgere quanti più soggetti possibile nello sperimentare strumenti e metodi di rendicontazione sociale partecipata e condivisa.

 

L’obiettivo dovrà essere quello di integrare, con il supporto del Gruppo Scientifico, gli strumenti e i metodi di verifica diffusi oggi sulla nostra rete, in modo da identificare un modello comune di rendicontazione sociale che possa restituire all’interno e all’esterno la misura del valore sociale frutto dell’opera di Arciragazzi sui vari territori in cui è presente.

 

2. la revisione della struttura organizzativa

Mantenere un certo grado di decentramento della struttura organizzativa, individuando poli diversi per alcune funzioni rimane ad oggi un’esigenza dell’Associazione. Allo stesso tempo è risultato efficace e utile individuare responsabilità diffuse nella gestione dei Progetti. Nel corso dei prossimi anni sarà necessario:

 

  • individuare e consolidare un gruppo di persone preposte alla progettazione e alla gestione dei Progetti stessi, in un’ottica di continuità, visione condivisa, diffusione di competenze e valorizzazione di buone prassi gestionali;
  • sviluppare ulteriormente gli strumenti già esistenti per la condivisione a distanza delle informazioni e realizzare strumenti ad hoc per una gestione documentale più efficiente e funzionale;
  • investire maggiormente nel coordinamento delle diverse funzioni amministrative/ operative.

3. la gestione integrata delle Risorse tra Nazionale, Regionali e Circoli

 

Gestione delle risorse, comunicazione, strumenti educativi: intorno a queste tre dimensioni apparentemente slegate tra loro dovrebbe svilupparsi una riflessione il più possibile allargata alla rete Arciragazzi sull’utilizzo efficiente ed efficace delle risorse. Pensare la funzione amministrativa come accessoria all’attività della associativa, non porsi il tema dell’efficacia anche comunicativa del nostro intervento, non utilizzare il momento della verifica e della rendicontazione economico-finanziaria come parte del processo educativo rivolto ai soci, fanno sì che si disperdano risorse e opportunità di crescita.

Al contrario, sviluppare una cultura diffusa della gestione delle risorse in ottica educativa/comunicativa deve diventare obiettivo comune a tutta l’Associazione, e il Nazionale ha una specifica responsabilità progettuale e di guida in questo senso.

 

Nei prossimi anni sarà necessario consolidare e sistematizzare lo scambio di informazioni, documentazione e progettualità tra Nazionale, Circoli, Regionali. Nel fare questo, un contributo significativo dovrà venire dall’integrazione dei sistemi di gestione e rendicontazione delle risorse, per consentire all’associazione ai suoi vari livelli territoriali di condividere informazioni omogenee e confrontabili, superando progressivamente un quadro attualmente troppo disomogeneo di metodologie e sistemi contabili quasi mai confrontabili e per questo motivo poco efficaci nella prospettiva citata sopra.

 

Arciragazzi trova forza nella sua una rete territoriale. Affinché questa sia efficace è necessario integrare maggiormente nodi e fili.

 

6. LA STRUTTURA

 

6a. Aspetti generali della struttura Arciragazzi

 

Le caratteristiche della struttura associativa qui descritte rispondono ai seguenti obiettivi:

 

  1. 1. superare la visione gerarchica e lineare che vede, storicamente, consequenziali i livelli territoriali e nazionale dell’associazione (con al più nel mezzo i regionali), struttura attuale che peraltro ribalta la direzione di quanto accaduto nei primi anni di vita dell’associazione (in cui era il livello “superiore” a determinare scelte e orientamenti di quelli territoriali), senza però modificarne il paradigma (l’esistenza e l’operatività di alcuni livelli dipende da altri); nel contempo, realizzare una “architettura” che sia coerente con l’attuale struttura dello Stato italiano. L’idea generale è quella di pensare l’associazione per livelli autonomi ma interdipendenti fra di loro, sussidiari.

  1. valorizzare, a ciascun livello, la partecipazione dei soci – singolarmente o nei gruppi organizzati – non solo nella “gestione” operativa dell’associazione ma anche nella sperimentazione del “fare associazione”; dando quindi loro la possibilità di intervenire, ad ogni livello, nella definizione delle linee di azione, delle sperimentazioni, delle scelte di lavoro. Questo orientamento – intenzionalmente ispirato all’allargamento della governance – comporta giocoforza un maggiore impegno anche nel “governo” delle varie parti fra di loro interagenti, intendendo con tale termine sia la funzione di coordinamento/facilitazione che quella di messa a disposizione di strumenti operativi e funzionali che consentano l’operatività dei soci e massimizzino le loro possibilità di partecipazione alla vita dell’associazione, ad ogni livello.

 

  1. tesaurizzare la spinta partecipativa dei gruppi di lavoro e dei soci, ad ogni livello, negli organismi di rappresentanza politica dell’associazione, sia ad ogni singolo livello che nelle strutture di raccordo fra i livelli
  2. armonizzare le strutture dei vari livelli associativi, proponendo uno schema generale omogeneo seppur “a maglie larghe”, tale che possa valere per tutti senza particolari variazioni rispetti all’esistente

 

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Dai sopracitati obiettivi discende l’idea generale di struttura, che si articola come segue:

 

1)     tre sono i “livelli” associativi di Arciragazzi:

  • i Circoli Territoriali, che operano su un dato territorio
  • i Comitati/Coordinamenti Regionali
  • il Nazionale Arciragazzi

 

Questi tre livelli sono in relazione sussidiaria fra di loro, parimenti ai livelli che si è dato lo Stato con la modifica del Titolo V della Costituzione. Da nessuno di essi discende l’altro ma sono fra di loro distinti e quindi “dati”.

La sussidiarietà consta nel fatto che ciascun livello ha funzioni e compiti: alcuni sono esclusivi di uno o dell’altro livello; altri sono concorrenti, cioè si realizzano attraverso la collaborazione fra due o fra tutti e tre i livelli. Non è impossibile in qualche caso pensare anche a livelli cittadini/provinciali in caso di presenza di più Circoli, ma questi non sono strettamente necessari né “obbligati”.

 

Esempi di funzioni dei livelli territoriali

Circolo territoriale

Regionale

Nazionale

Attività territoriale con bambini e ragazzi nella propria città/quartiere: centri gioco, ludoteche, attività estive, etc.

X

 

 

Attività di progettazione del territorio “child frinedly”

X

 

 

Messa a disposizione di spazi aggregativi ovvero di proposte associative per giovani

X

 

 

Sperimentazione di percorsi locali/operativi con Arci e/o percorsi di doppia affiliazione, etc.

x

 

 

Iniziative con le scuole (con i bambini, di formazione, con gli insegnanti, etc.)

x

X

 

Implementazione della Campagna Nazionale

x

X

X

Iniziative di formazione per propri dirigenti

x

X

x

Iniziative politiche di promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza al proprio livello (cittadino, regionale, nazionale)

x

X

X

Costruzione di reti di terzo settore al proprio livello (cittadino/di quartiere, regionale, nazionale)

x

X

X

Coordinamento regionale dei Circoli territoriali (ed eventuale assemblea regionale delle basi e dei circoli)

 

X

 

Rappresentanza in consiglio nazionale

 

X

 

Realizzazione di iniziative promozionali di advocacy e lobbying sulle politiche minorili e giovanili a livello legislativo regionale, rapporti con i garanti, con i forum TS etc.

 

X

 

Costruzione di specifici percorsi associativi condivisi (campagne, monitoraggi, advocacy) con Arci

 

X

x

….

 

 

 

….

 

 

 

 

2)     ciascun livello di cui sopra si articola secondo 3 assi, la stessa struttura valendo per tutti i livelli:

 

  • le Basi Associative, che sono – al livello di appartenenza – i gruppi non estemporanei dove i soci dell’associazione sperimentano e danno vita alle azioni associative. Le Basi sono caratterizzate dall’apertura verso tutti i soci interessati, salvo prevedere specifici percorsi di ingresso e accompagnamento per chi decide – sulla base dell’interesse – di aderirvi; tali percorsi possono essere più o meno articolati a seconda della specificità dell’argomento che segue quella data “base associativa”; le Basi agiscono con ampia autonomia di elaborazione, programmazione, metodologia di lavoro nell’ambito del proprio livello e sono caratterizzate da una certa continuità (cioè non sono “attività spot”). Sono anche caratterizzate dal fatto che esse si relazionano con il resto delle attività presenti al proprio livello e quindi mettono a disposizione, anche a rotazione, persone con funzioni di rappresentanza
  • le funzioni tecnico-operative di supporto, che sono caratterizzate dalle competenze tecniche di singoli e/o di gruppi che le svolgono e sono in linea generale “di servizio” alla vita dell’associazione. La loro autonomia è pertanto più limitata rispetto alle Basi Associative, nonostante sia coerente con i principi dell’associazione la messa in campo e la valorizzazione della creatività e della sperimentazione anche nell’implementazione delle funzioni tecniche che però sono date “con incarico” dal livello politico/dirigenziale del livello stesso
  • gli organismi dirigenziali e politici, che devono garantire la rappresentanza formale e sostanziale dei soci e le istanze presenti grazie all’operatività collettiva delle Basi Associative

 

I tre assi di cui sopra sono lo scheletro su cui ciascun livello si organizza. Qualche esempio:

 

Livello

Base Associativa

Funzione tecnica

Organismo politico

Circolo

Gruppo dei bambini/ludoteca/centro gioco/gruppo di animazione …

Segreteria, amministrazione, gruppo progetti, etc.

Direttivo (che deve rappresentare i soci singoli ma anche le Basi Associative presenti) e Presidente/Presidenza

Gruppo dei ragazzi

Gruppo delle famiglie

Regionale

Gruppi di lavoro intercircolo (formazione, animazione, advocacy)

Segreteria, gestione relazioni di rete, progetti

La Presidenza regionale/ il Consiglio Direttivo / Coordinamento Regionale e il Presidente

Nazionale

Gruppo Campo, Network tematici (internazionale, giovani), Gruppi scientifico e formazione

Segreteria, tesseramento, coordinamento, gruppo progetti, comunicazione, etc.

Consiglio Nazionale/ Presidenza (o giunta) e Presidente (o Presidenti)

 

Le 3 articolazioni di livello sono fra di loro interdipendenti e la natura, i compiti e la loro programmazione sono definiti rispettivamente nelle Assemblee di Circolo, Regionali e Nazionale.

 

3)     La sussidiarietà del corpus associativo si sostanzia con gli organismi politici regionali e nazionale, che sono anche “di raccordo” fra i livelli:

 

  • il coordinamento regionale (o Direttivo), che rappresenta tutti i Circoli attivi in Regione e anche i gruppi intercircolo (basi associative) eventualmente presenti. Da tale coordinamento (o direttivo), ovvero in qualche caso dall’assemblea, viene eletto il Presidente (ed eventualmente la Presidenza, qualora questa funzione sia presente). I livelli regionali sono tutti APS, coerentemente con il Nazionale
  • il Consiglio Nazionale, che deve rappresentare i regionali e le basi associative attive a livello nazionale. La Presidenza (o Giunta) è eletta in sede di Congresso Nazionale; i rappresentanti dei Regionali sono da essi indicati. Giunta, rappresentanti regionali e rappresentanti delle Basi Associative Nazionali formano il Consiglio Nazionale, che elegge il Presidente (o i Presidenti).

 

4)     La vita dell’associazione nazionale è scandita con un processo permanente che vede:

  • la definizione, ogni anno, di una “campagna”, un “contenitore” tematico (e relativo slogan) che impegna e orienta le azioni dell’associazione e i suoi eventi.
  • la realizzazione di 4 eventi ogni anno a livello nazionale:

 

a)    l’assemblea nazionale delle basi associative (tutte, di ciascun livello), che approfondisce gli aspetti valoriali e identitari dell’associazione;

b)    il campo nazionale, luogo di incontro di bambini, ragazzi, giovani, operatori;

c)    l’appuntamento annuale scientifico/metodologico, che approfondisce gli aspetti metodologici e scientifici del progetto e delle azioni associative;

d)    l’assemblea nazionale dei Circoli territoriali e dei Regionali, che a fine di ogni anno verifica l’azione svolta ed elabora le linee generali della programmazione annuale futura. Ogni due anni (a metà mandato del CN), l’Assemblea dei Circoli e dei Regionali si configura come una Conferenza di verifica di metà mandato, in cui si fa il punto della situazione sul complesso del lavoro dell’associazione, rilanciando verso il Congresso successivo con eventuali correzioni di marcia.

 

Questi 4 appuntamenti – tutti o una loro parte – possono anche essere organizzati ai livelli regionali e territoriali dell’associazione.

 

 

5)     per ogni livello e per ogni articolazione dell’associazione (sia politico che tecnico che di “base associativa”) vale il principio dell’accessibilità per tutti. In particolare:

 

a)    le “Basi Associative” sono sempre aperte a chiunque si dimostri interessato

b)    i gruppi dirigenziali sono aperti a tutti. Si specifica in questa nota che l’elettorato passivo (essere eletti) in Arciragazzi vale anche per i minorenni

c)    anche i gruppi tecnici dovrebbero di norma essere aperte, non nel senso che “tutti possono fare tutto” ma nella dimensione del “training”; cioè, fermo restando la necessità di assicurare la funzionalità dell’incarico a persona o a persone con le adeguate competenze, qualora altri vogliano cimentarsi su tesseramento, progetti, relazioni di rete, gestione dei bilanci, devono avere la possibilità di farlo

 

Per rendere effettivo questo orientamento, ad ogni livello e per ogni funzione e ambito dell’associazione deve essere messa a disposizione una funzione di “accoglienza/accompagnamento” da parte di chi ha maggiori conoscenze/competenze verso gli interessati in modo che possa sempre crearsi una dinamica di “seniorship/juniorship”. Tali processi sono evidentemente differenziati a seconda dei livelli, delle funzioni e dei temi (ad esempio nel gruppo nazionale sulla formazione ci sarà un percorso di ingresso/accoglienza diverso che nel gruppo campo o rispetto alla funzione di gestione del tesseramento o del bilancio di un circolo). In questa sede ciò che si sottolinea è il principio generale di “possibilità di accesso”, che deve essere garantito in modo pro-attivo eliminando scalini “di accesso” per tutti.

 

6)     le modalità decisionali: all’interno dei Gruppi e degli organismi dirigenziali, a ciascun livello, l’associazione pratica e sperimenta il metodo del consenso, in modo che le decisioni possano essere prese con la condivisione del maggior numero di partecipanti. In estrema ratio, il metodo del voto a maggioranza consente di superare eventuali impasse.

 

6b. Aspetti specifici della struttura Nazionale

Nello specifico per il livello nazionale è possibile articolare qualche ipotesi più precisa, fatto salvo che per i livelli regionali e territoriali quelle sopra sono indicazioni generali e che il Congresso definisce invece con precisione l’architettura del Nazionale.

 

1)     Sono “Basi Associative” del Nazionale:

 

Gruppo

Descrizione in breve

il Gruppo Campo

Organizza il Campo Nazionale e da un anno all’altro organizza e presidia il percorso di lavoro comune, con incontri periodici e auto-organizzati.

il Gruppo Scientifico

Sostiene il lavoro dell’associazione sotto il profilo metodologico, realizza percorsi di approfondimento tematico, collabora per l’organizzazione metodologica degli eventi nazionali; in generale sostiene il lavoro dei gruppi dell’associazione sotto il profilo scientifico. Collabora per la realizzazione dell’evento nazionale di approfondimento scientifico.

il Gruppo Formazione

Progetta e articola percorsi di formazione interni e verso l’esterno dell’associazione

Il Gruppo Internazionale

Presidia i network internazionali e coordina la partecipazione ad eventi/iniziative internazionali all’estero e in Italia

 

L’elenco di cui sopra riporta gli ambiti inizialmente considerati strategici per l’associazione.

 

Altri Gruppi/Network sono possibili, e possono articolarsi a partire da temi strategici e laddove raccolgano l’interesse di un numero consistente di soci. Possono anche strutturarsi a partire da relazioni di rete (ad esempio un Network Giovani da strutturarsi con Arci). Qualora vi fossero queste altre Basi Associative del Nazionale, esse devono essere validate dal Consiglio Nazionale (sulla base della congruità del tema rispetto alle linee politiche dell’associazione) e quindi si procede con la cooptazione di un loro referente in CN (si veda di seguito la struttura del CN).

 

Non è considerato in questo elenco il Centro di Documentazione. La ragione è che l’idea del Centro di Documentazione, sviluppata all’inizio di questo mandato nazionale, si è via via persa per strada diventando di fatto il Gruppo scientifico; nelle ipotesi sviluppate da tale gruppo vi è certamente l’aspetto metodologico del “fare documentazione”, ma come aspetto funzionale all’elaborazione, diffusione e condivisione di metodologie attuali e presenti. “Documentazione” quindi come aspetto funzionale all’implementazione metodologica e in rapporto al lavoro degli altri gruppi, via via che si definiscono documenti. Non quindi “documentazione” raccolta nell’ambito di un “Centro di Documentazione” che sia anche un “archivio” storico e identitario. La funzione di “documentazione” è pertanto considerata in questa ipotesi strutturale come trasversale a tutti i gruppi che, nell’ambito del loro lavoro, dovrebbero metodologicamente impegnarsi a registrare la documentazione finale (e quella significativa) dei processi, al fine di procedere con il loro lavoro e non tanto con un orientamento di “archivio”.

 

 

2)     Funzioni Tecniche del Nazionale, date “con incarico” a singoli o gruppi di persone:

 

Funzione

Descrizione in breve

il Coordinamento associativo (coordinatore)

Cura l’attuazione delle iniziative e coordina le funzioni tecniche (vedi di seguito), anche attraverso periodici incontri di staff

la segreteria

Segreteria nazionale, gestisce comunicazioni e mailing list

il tesseramento

Invio tessere, contatti con i circoli e i regionali, etc.

la gestione del bilancio

Prima nota, bilancio annuale, eventuale bilancio sociale, sostegno alla gestione amministrativa dei progetti

la comunicazione

Newsletter, comunicati, etc.

Il sito

Implementazione sito e sue funzionalità

la progettazione

Sviluppo progettazione nazionale

 

Referenti progetti: ulteriori funzioni tecniche a tempo possono essere individuate in caso di avvio di progetti nazionali, per i quali definire dei referenti/coordinatori. Non è “automatico” che sia chi si occupa di progettazione a gestire poi gli eventuali progetti.

 

Funzioni definite “per incarico”: a livello metodologico è importante che le funzioni tecniche siano date “con incarico” preciso, negli obiettivi, nei tempi e rispetto ai referenti politici; esse possono o no essere retribuite, a seconda del momento e delle scelte; nel caso lo siano è importante disporre delle risorse certe ed essere chiari in fase di incarico circa la loro tempistica.

 

Organizzazione Eventi Nazionali: per l’organizzazione degli eventi nazionali, si propone un’organizzazione articolata come segue:

1)    I 4 eventi nazionali sono supportati (anche economicamente) dal Nazionale

2)    La segreteria nazionale si occupa di far circolare le comunicazioni, documenti, prende le iscrizioni, etc.

3)    Il Consiglio Nazionale approfondisce le linee programmatiche dei 4 eventi, coerentemente con il programma nazionale annuale e la Campagna

4)    Il gruppo scientifico sostiene metodologicamente il lavoro

5)    tutti gli eventi di norma vengono “adottati” da un Circolo (o più) da punto di vista organizzativo e logistico, fatto salvo che alcuni di essi (segnatamente il Campo e l’appuntamento di approfondimento scientifico) hanno come riferimento principale i gruppi di riferimento (Campo e Scientifico); per le due Assemblee (Basi e Circoli) il percorso di “apparentamento” con i Circoli è da sostenere

 

La documentazione: una ultima, ma non meno importante funzione tecnica specifica – e a tempo – è quella di realizzare una raccolta sistematizzata dei documenti, materiali e prodotti Arciragazzi, storici e attuali; tale raccolta è da realizzare sia in modo “diffuso” (cioè individuando quali territoriali hanno a disposizioni materiali) che centralizzata (con copie dei materiali), da mettere a disposizione online ed eventualmente in una sede territoriale che si renda disponibile. Tale funzione è utile per ragioni identitarie, documentali, storiche, culturali e scientifiche.

 

3)     L’organizzazione dirigenziale del Nazionale è articolata con:

 

-       Il Presidente

Caratteristiche

Un Presidente, per al massimo due mandati di 4 anni ciascuno

Modalità di nomina

In Ar è il CN che elegge il Presidente (che è uno dei membri della Presidenza, eletta dal Congresso). Non vi sono ad oggi richieste di elezione diretta in Assemblea.

Funzioni

Rappresentanza politica, responsabilità generale dell’associazione, attuazione del mandato congressuale

 

-       La Presidenza

Ipotesi emerse nel dibattito precongressuale

La funzione della Presidenza, soprattutto in presenza di un CN che vede i rappresentanti dei regionali è stata considerata positiva da chi ha partecipato alla costruzione del presente documento (circoli, dirigenti, CN). La si ripropone, precisandone le funzioni e la portata di lavoro. Di fatto essa non è solo un ambito “operativo” ma assume anche valenza fortemente politica nell’impostare il lavoro per i CN, tradurre le indicazioni programmatiche dell’Assemblea dei Circoli in un Piano Annuale, seguirlo, gestire le risorse, con:

-       una composizione “snella” che si allarga funzionalmente (Presidenza allargata) ai referenti dei gruppi e agli incaricati di funzioni tecniche a seconda dell’odg dei lavori

-       la presenza permanente del Coordinatore

Composizione

-       Presidente

-       Vicepresidente con delega all’advocacy e reti esterne (nazionali e internazionali)

-       Vicepresidente con delega alle risorse associative (economiche, di competenze di soci e circoli, asset, etc.)

-       Vicepresidente con delega allo sviluppo dei Regionali e promozione della rete circolistica

-       Componente della Presidenza con delega all’attuazione del programma e della Campagna

-       Componente della Presidenza con delega al presidio del progetto della costruzione del movimento associativo educativo laico e popolare (anche in relazione ai contatti internazionali dell’associazione)

-       Invitato permanente: coordinatore nazionale

Modalità di nomina

Il Congresso nomina la Presidenza, cioè nell’ipotesi di cui sopra 6 persone. Per l’individuazione dei profili delle persone per la Presidenza, si deve tenere presente (anche in fase di Commissione Elettorale in Congresso) di alcune caratteristiche: competenza rispetto ai compiti delle varie figure, equilibrio di genere e di ricambio…

Funzioni

Gestione minuta del programma associativo, attuazione delle scelte annuali definite in sede economica e programmatica, impostazione dei CN, definizione incarichi tecnici, monitoraggio in itinere, organizzazione eventi nazionali. La Presidenza “si allarga” funzionalmente a seconda degli argomenti ai referenti dei gruppi e/o agli incaricati delle funzioni tecniche.

 

-          Il Consiglio Nazionale

 

Ipotesi emerse nel dibattito precongressuale

E’ emersa l’idea di mantenere la rappresentanza dei territoriali (nella presente ipotesi si intendono i regionali, si veda di seguito). E’ altresì emersa l’idea di avere in CN anche i referenti dei Gruppi di lavoro non estemporanei, quelli in questa sede definiti come “basi associative” del nazionale.

Composizione

La composizione è dunque la seguente. Compongono il CN:

-       la Presidenza

-       i rappresentanti dei regionali (su questi si veda nota in fondo)

-       i referenti delle “Basi Associative” del nazionale (gruppi di lavoro)

Modalità di nomina

-        La Presidenza (6) è eletta in Congresso

-        I rappresentanti dei regionali sono indicati dai regionali regolarmente formati. In caso di assenza di un regionale si veda la nota in fondo

-        I referenti dei gruppi nazionali (basi associative) sono indicati dagli stessi gruppi

Funzioni e frequenza incontri

I compiti tradizionalmente ascritti riguardano la gestione politica dell’associazione sulla base delle elaborazioni congressuali, la pianificazione del programma annuale, la redazione a approvazione dei bilanci, etc. L’esperienza recente, rispetto alla frequenza e numero degli incontri, vede almeno 6 incontri annuali:

-       Quattro, in occasione dei 4 eventi nazionali

-       Uno, per la definizione del programma annuale sulla base delle indicazioni dell’Assemblea dei Circoli (fine anno o immediato inizio dell’anno successivo)

-       Uno in primavera per l’approvazione del bilancio consuntivo.

 

Possibili accorpamenti possono essere fatti per portare gli incontri annuali a 5.

NOTE FINALI SULLA STRUTTURA

 

Nota sulla collegialità del lavoro della dirigenza: importante innanzitutto sottolineare che la funzionalità complessiva del CN si configura in modo esplicito come un lavoro collettivo. Sia la modalità di assunzione delle decisioni (di norma per consenso) che l’allargamento della governance, mette in evidenza la necessità di considerare il lavoro dirigenziale in modo non gerarchico e con un esplicito “patto di collegialità”. In quest’ottica si sottolinea che le funzioni tecniche e quelle politiche, fino al Presidente Nazionale, sono da considerarsi all’interno di un lavoro di squadra, circolare, con alta responsabilizzazione da parte di tutti e non parcellizzata. Il metodo di lavoro collegiale è anche propedeutico a sostenere dinamiche di crescita dei dirigenti, di acquisizione di competenze e quindi in prospettiva di ricambio.

Nota sulla gratuità delle cariche politiche: fermo restando il principio generale della gratuità per le cariche politiche in quanto tali, si rileva da una parte la necessità di considerare pragmaticamente il fatto che le incombenze di lavoro legate alle cariche stesse possono portare a richieste di impegno personale difficilmente sostenibili con il volontariato e, dall’altra, che la 383 non impone gratuità in questi casi, si esplicita l’opportunità di non specificare in Statuto che le cariche sono gratuite, così da rendere possibile, qualora se ne riscontri la necessità e ve ne sia l’opportunità, di procedere con la copertura degli impegni lavorativi determinati dalle cariche stesse.

 

Nota sui Regionali: nella presente ipotesi generale il livello regionale dell’associazione è “dato” e in qualche modo obbligato, sganciato dalla presenza di più circoli in una data Regione. In generale si può dire che – sempre rispetto alla presente proposta – se in una Regione è presente Arciragazzi (con un Circolo) allora “deve” essere presente il Regionale. Qualora ciò non sia, si ipotizzano il seguente percorso:

 

  1. quella Regione, in prima istanza, non ha rappresentante in CN
  2. il CN stesso può cooptare un referente del Circolo/dei Circoli presenti in quella Regione per rappresentare temporaneamente l’associazione, nelle more di un processo di costituzione del Regionale
  3. il CN inoltre, vista l’importanza strutturale dei regionali, individua un “facilitatore” (che può essere o no il rappresentante temporaneo di cui al punto precedente, un altro dirigente locale della data Regione, un altro dirigente nazionale, etc.) che, in accordo con i Circoli presenti, ha la funzione di mettere in atto, in un tempo dato (da definire caso per caso), la costruzione del Regionale, insieme ai Circoli presenti
  4. una volta definitosi il Regionale, esso decide tra le altre cose anche in merito al consigliere nazionale che siede in CN (confermando o meno chi fino a quel momento ha portato avanti questa funzione)

 

La struttura sussidiaria immaginata in questa proposta rende possibile questa funzione “vicariante” di un livello più “grande” (nel senso di estensione territoriale) rispetto al “più piccolo” (sempre relativamente al territorio). Nazionale con i Regionali, Regionali con i Circoli. Rispetto a quest’ultimo caso (Regionali verso i Circoli) è compito dei Regionali quello di promuovere lo sviluppo di nuovi Circoli su territori nuovi (ad esempio a partire da gruppi auto-organizzati che avviano delle esperienze ovvero da dinamiche di collaborazioni con altri associazioni, segnatamente l’Arci), individuando un referente che in un tempo dato aiuta a costruire il Circolo (e così via, declinando su base regionale lo schema generale sopra descritto per il nazionale).

 

7. AZIONI STRUTTURALI

 

7a. Formazione

 

Dal punto di vista operativo il ciclo della formazione in Arciragazzi prende avvio con una formazione in ingresso, cosiddetta “di base”, realizzata dai vari circoli, che consente a nuove persone di conoscere e sperimentare la metodologia e l'approccio educativo dell'associazione. La cassetta degli strumenti degli educatori di Arciragazzi, si amplia di anno in anno, grazie alle esperienze di formazione di secondo livello (formazione formatori, formazione animatori, formazione dirigenti)e a quelle di tipo specialistico (aggiornamenti su diversi temi: diritti, partecipazione, sicurezza, tecniche di animazione, ecc.). Nell'ottica dello sviluppo della Comunità educante, Arciragazzi progetta e propone percorsi formativi, anche all'esterno dell’associazione, a insegnanti, educatori, animatori.

 

7b. Comunicazione e sito

 

Esistono pochi soggetti, nell’area del non profit, che sanno fare comunicazione o hanno le risorse per far gestire questa parte fondamentale della vita associativa. In particolare ad Arciragazzi, pur nella limitatezza dei suoi mezzi, la comunicazione serve per aumentare l’efficienza della rete associativa e per promuovere l’organizzazione verso l’esterno.

I territori devono poter comunicare sia a livello orizzontale che verticale ciò che fanno (o ciò di cui hanno bisogno), il nazionale deve poter fare lo stesso.

 

Alcuni strumenti sono già rodati e valutati positivamente (mailing list e indirizzario, seppur continuamente in aggiornamento) altri sono da rivedere (ad esempio la newsletter, da rivedere in termini di redazione partecipata); alcuni strumenti sono completamente da attivare (ad esempio un sistema di promozione sui media attraverso un ufficio stampa).

In questo scenario il sito web può e deve giocare un ruolo da protagonista sia come “vetrina associativa” per entrambi i livelli (da valorizzare i siti web locali in una intranet, ad esempio) sia come luogo di funzionamento dell’associazione (la conservazione e lo scambio di documenti, il confronto tra i soci, il meccanismo automatizzato di tesseramento e affiliazione, ecc.).

In generale occorre fare un salto di qualità nella direzione dell’elaborazione di una strategia di comunicazione coordinata (tra territori e nazionale, ad esempio, anche in termini di grafica e messaggi) al passo coi tempi (attraverso una gestione non occasionale, ad esempio, dei social network).

Tutto ciò ha un alto valore, anche commerciale, e sarà quindi necessario capire se abbiamo all’interno dell’organizzazione le competenze e gli strumenti necessari o occorrerà rivolgersi all’esterno.

 

7c. Coordinamento associativo

 

Arciragazzi è indubbiamente un’associazione di Promozione Sociale ma che, inopinatamente, è gestita prevalentemente con il lavoro volontario. Questo porta sicuramente dei vantaggi in termini di “resistenza” alle crisi periodiche che costringono molte delle organizzazioni a noi vicine a contrazioni del personale operativo ma porta degli svantaggi in termini di continuità della gestione organizzativa generale. Alcune funzioni sono necessarie e ineludibili, tra queste lo sviluppo (anche per la ricerca di risorse) e il coordinamento della “macchina associativa”.

 

Occorre avere una struttura che sappia tenere in ordine la propria documentazione; che sia consapevole della legislazione alla quale afferisce e si comporti di conseguenza; che sia in grado di organizzare gli eventi nazionali e che, alla bisogna, contribuisca all’organizzazione di occasioni locali. Una struttura che renda possibile, operativamente, il lavoro dei suoi organismi politici e dei suoi dirigenti, che non faccia sentire il peso organizzativo a chi già “regala” il proprio tempo all’associazione.

 

Infine, la struttura deve saper comunicare e far comunicare al proprio interno senza perdere l’umanità che il rapporto tra i soci ha come base necessaria alla propria esistenza.

Prendendo atto dell’esperienza del mandato in scadenza l’opinione diffusa è che serva una funzione di coordinamento espletato in una segreteria organizzativa che realizzi quanto scritto nel precedente paragrafo e un ruolo di coordinamento che tenga coerentemente in contatto la parte politica con quella organizzativa, che possa dare gambe e braccia al fare politico anche attraverso la progettazione e le azioni di sviluppo.

 

7d. Gli appuntamenti nazionali Arciragazzi

 

Come accennato nella descrizione della struttura associativa, gli ultimi anni di lavoro ci hanno portato a precisare e ampliare il numero e le funzioni degli appuntamenti nazionali, in modo da poter massimizzare la partecipazione dei soci e dei dirigenti, dei bambini/ragazzi e di coloro che intendono approfondire gli aspetti metodologici e operativi dell’associazione. Il quadro degli eventi nazionali è quindi così composto:

 

  1. l’Assemblea delle Basi (in primavera): l’appuntamento “identitario”, in cui le basi associative (locali, regionali, del nazionale) si incontrano e approfondiscono il tema annuale (la campagna) e in generale in cui si incontrano i diversi modi di “fare ed essere” associazione, che spesso si sviluppano in modo originale e differenziato, a seconda delle condizioni specifiche;
  2. il Campo Nazionale (in estate): l’appuntamento di animatori, educatori, bambini e ragazzi, per vivere insieme l’esperienza associativa in un contesto di socializzazione, incontro, scambio
  3. l’appuntamento formativo/scientifico (a settembre): in cui approfondire tecniche, metodi pratici di lavoro e linee pedagogiche dell’associazione
  4. l’Assemblea dei Circoli, o di programma (a fine anno): appuntamento per i delegati dei Circoli e dei Regionali, in cui si fa verifica dell’anno passato e si approfondiscono i temi operativi e la campagna dell’anno successivo (ogni due anni questa Assemblea diviene il momento di verifica di mezzo termine, un “pit stop” generale per il complesso dell’associazione).

 

7e. Il Movimento associativo educativo, laico e popolare … un inizio di road map

 

Il sopracitato interesse di Arciragazzi di perseguire l’obiettivo della costruzione di un movimento associativo popolare e laico in Italia vede come primo interlocutore naturale l’Arci. Tra le due organizzazioni è in campo da alcuni anni un lavoro a binari paralleli di elaborazione documenti congiunti e di avvicinamento/sperimentazione di alcuni percorsi comuni a livello territoriale. Il prossimo periodo ci impegna nella sintesi di questi processi avviati, sperimentando anche l’adozione di alcuni strumenti e prassi:

 

a)     la calendarizzazione permanente di alcuni incontri nazionali annuali, ad esempio sfruttando l’occasione dell’incontro scientifico annuale di Arciragazzi per “fare il punto” su posizioni comuni, azioni congiunte, etc.

b)     la definizione di protocolli interassociativi nazionali che, alla luce anche della comune appartenenza alla Federazione Arci, riconoscano la possibilità – nei Circoli Arci così come in quelli Arciragazzi – di utilizzare le tessere dell’una o dell’altra associazione nella parità di diritti per i soci (pur in coerenza con gli statuti nazionali di entrambe le associazioni) e che individuino specifici “nodi associativi” (ad esempio i territoriali cittadini/provinciali arci) come possibili “centri di servizio” anche per i Circoli Arciragazzi

c)     la costruzione comune dei Regionali Arci e Arciragazzi (ad oggi strutture associative che entrambe le associazioni hanno poco sviluppate)

d)     la definizione di un accordo interassociativo che faciliti (a livello burocratico e di peso economico per i soci) la nascita di Circoli Arciragazzi all’interno di esperienze circolistiche Arci e viceversa

 

Queste, ed altre esperienze che potranno essere messe in campo, saranno presidiate da gruppi misti delle due associazioni al fine di procedere nel cammino comune per la costruzione di una “nuova” Arciragazzi, “casa” delle esperienze educative e associative di bambini, ragazzi, giovani e adulti che realizzi l’obiettivo del movimento associativo popolare educativo e laico in Italia.

 

 

 

“Dopo la pioggia viene il sereno

brilla in cielo l'arcobaleno:

è come un ponte imbandierato

e il sole vi passa, festeggiato,

è bello guardare a naso in su
le sue bandiere rosse e blu.

Però lo si vede - questo è il male -
soltanto dopo il temporale.

Non sarebbe più conveniente
il temporale non farlo per niente?

Un arcobaleno senza tempesta,

questa si che sarebbe una festa.

Sarebbe una festa per tutta la terra
fare la pace prima della guerra.”

[Gianni Rodari, Dopo la pioggia]

 

- poesia scelta per il manifesto fondativo di Arciragazzi, 1981 -

 

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