Le fiabe e le filastrocche di Saltabanco

La raccolta di fiabe e filastrocche di Saltabanco.
Ogni giorno (o quasi) una fiaba o una filastrocca. Potete vedere anche nell'area documentale, qui.
Buon divertimento!

Tutte le filastrocche qui raccolte sono state inventate da Saltabanco o raccolte tra quelle più belle di diversi autori, nel corso degli anni. Saltabanco è a disposizione di chiunque volesse qualche informazione o chiarimento in più.

355. Un re di legno

C’era una volta un re di legno.

La testa di legno,

la corona di legno,

era tutto di legno, perché

era soltanto la statua di un re.

I tarli gli sforacchiavano il manto.

I ragni tessevano la tela

tra il naso e l’orecchio.

Era di legno; ed era anche assai vecchio.

Era così vecchia, la statua di quel re,

che il re di quella statua

era morto, sepolto e consumato

in fondo al tempo passato,

dove vanno i re veri

con tutto il loro regno

e dove non vanno

le statue di legno.

354. La stazione spaziale

Nella stazione spaziale

c’è un traffico infernale.

Astronavi che vengono,

astronavi che vanno,

astronavi di prima classe

per quelli che non pagano le tasse.

L’altoparlante

non tace un istante:

“ E’ in partenza dal primo binario

Il rapido interplanetario.

Prima fermata Saturno”.

“L’astroletto da Giove

viaggia con un ritardo

di minuti trentanove”.

La gente protesta:

-Che storia è questa qua?

Mai un po’ di puntualità.

-Devo essere a Plutone

prima di desinare!

-Io perdo un grosso affare:

mi sentiranno quelli

dell’amministrazione….

In un angolo della stazione

due timidi sposini

in viaggio di nozze:

vanno su certi pianetini

di un’altra nebulosa

dove hanno una zia

che si chiama Ponti Rosa

e fa la portinaia

in un osservatorio d’astronomia.

 

E questo è un venditore

di frigoriferi a rate:

dice che su Nettuno

non c’è ancora stato nessuno

del suo ramo,

farà quattrini a palate.

 

Questa signorina,

maestra di ricamo,

va su Venere per un corso

di perfezionamento,

ma il suo fidanzato

non è troppo contento,

lui sta a Milano,

e fa l’impiegato,

ha paura che sposi un Venusiano.

353. Il povero Tommaso

E questa è la canzone

del povero Tommaso

che passava le giornate

a guardarsi la punta del naso.

 

Dalla mattina alla sera

al suo naso stava attento:

lo riparava dalla pioggia,

d’estate gli faceva vento;

 

se una mosca, per caso,

gli volava vicino

le gridava:-Pussa via!

Sta’ alla larga dal mio nasino.

 

Dove il suo naso finiva

per lui finiva il mondo:

non spinse mai più in là

il suo sguardo meditabondo.

 

E intanto che meditava

gli accadde pure questa:

la sua casa andò in rovina

e il tetto gli cadde in testa…

 

Lo fasciarono tutto quanto,

lo portarono all’infermeria,

lo si sentiva piangere

in Austria e in Ungheria.

 

Non piangeva per il tetto,

questo bravo Tommaso,

ma perché non vedeva più la punta del naso.

352. Bambini e bambole

La mia bambina ha una bambola,

e la sua bambola ha tutto:

il letto, la carozzina,

i mobili di cucina,

e chicchere, e posate, e scodelle,

e un armadio con vestiti

sulle stampelle, in folla,

e un’automobile a molla

con la quale

passeggia per il corridoio

quanto le scarpe le fanno male.

La mia bambina ha una bambola,

e la sua bambola ha tutto,

perfino le bamboline

più piccoline,

anche loro con le loro scodelline

chiccherine, posatine eccetera.

E questa è una storiella divertente

ma solo un poco, perché

ci sono bambole che hanno tutto

e bambini che non hanno niente.

351. Buon anno ai gatti

Ho conosciuto un tale,

di Voghera o di Scanno,

che voleva fare ai gatti

gli auguri di capodanno.

Andando per la strada

da Modena al Circeo,

appena incontrava un micio

gli faceva:-Maramèo!-

Il felino, non conoscendo

l’usanza degli auguri,

invece di rispondere

scappava su per i muri.

La gente si stupiva

e borbottava alquanto:

-Ma dia il Buon anno a noi!

Che le diremo: Altrettanto!-

No, quel bravo signore

di Novara o di Patti

si ostinava:-Niente affatto,

lo voglio dare ai gatti.

Voglio andare con pazienza

da Siracusa a Belluno

per fare gli auguri a quelli

cui non li fa nessuno.

350. Avvisi pubblicitari

Incolore,

indolore,

insapore,

lava a tutte l’ore:

viva l’acqua!

Preferisce il sole,

l’amico del mattino!

Chi lo prende con cura

riceve i buoni premio

per una bella abbronzatura.

….

Gratis vi offriamo

il firmamento:

stelle garantite

al cento per cento.

Se avete in casa topi

non vi serve il cammello:

prendete un gatto,

che è anche più bello.

349. Il cantante Paquito

C’era un cantante di nome Paquito

che a metà di ogni canzone

lanciava un nitrito.

Un cavallo che passava di lì,

preso dall’emozione,

decise così:

-se i cantanti nitriscono, mi pare

giusto che noi cavalli

ci mettiamo a cantare-.

Dopo aver preso questa decisione

aprì la bocca e intonò una canzone.

Era una canzone molto commovente

che faceva piangere tutta la gente…

Parlava di un cantante di nome Paquito

che a metà di ogni canzone

lanciava un nitrito.

Un cavallo che passava di lì…

(Eccetera, sempre così).

348. Un signore di Alfonsine

Ho conosciuto un tale,

un tale di Alfonsine,

che invece di andare al cinema

andava sempre al cine.

Se si metteva in viaggio

per far visita agli amici,

invece della bicicletta

lui prendeva la bici.

Voleva un frigorifero

e al negoziante spiegò:

-Mi dia soltanto un frigo,

qual cosina risparmierò…-

E rimase meravigliato,

anzi, restò di gesso,

perché il frigo e frigorifero

costavano lo stesso.

347. Un signore di Venezia

A Venezia un signore

è diventato un pesce.

Un altro signore prova,

però non gli riesce.

-Su, guardi com’è facile,

è utile, è di moda:

basta farsi crescere

due pinne e la coda…-

Quel signore va nuotando

per canali e canaletti

e saluta i conoscenti

che passano sui vaporetti.

Qualcuno dice:-strano…-

Qualche altro dice:-Bello

vedere un pesce

che si leva il cappello-.

346. Un gentiluomo di Livorno

Un perfetto gentiluomo di Livorno

ogni volta che si vedeva nello specchio

si diceva: buongiorno.

Lo specchio, da vero maleducato,

gli faceva le boccacce

appena era passato.

Un giorno quel signore si voltò:

lo specchio gli stava mostrando la lingua

e per la confusione se la mangiò.

Altri articoli...

Questo sito utilizza dei cookies interni per il funzionamento del sito. Continuando la navigazione accetti la policy sui cookies. In caso contrario, ti invitiamo ad abbandonare la navigazione di questo sito. Per approfondire, leggi la nostra privacy policy.

Accetto i cookies del sito

EU Cookie Directive Module Information