L’apparenza inganna

Nella fattoria di Belcolle, circondata da prati e alberi, vivevano felici il cavallo Peppo, il cane Briciola e la gatta stella: i tre erano molto amici e di notte dormivano insieme nella stalla. Un afoso pomeriggio d’estate arrivò davanti al cancello della fattoria un insolito animale che camminava faticosamente. Era un pavone stanco per aver vagato a lungo nella campagna, dopo essersi perso. Timidamente entrò nel cortile e si guardò intorno: sperava di trovare qualcuno disposto a fornigli  un po’ di ristoro e un cantuccio dove riposare. Tutto era silenzioso e in giro non si vedeva anima viva. Stremato il pavone stava per andarsene quando nell’angolo più riparato dell’aia scorse un pollaio. “la troverò del cibo” pensò avvicinandosi al recinto. Infatti scoprì due grosse ciotole che contenevano pastone, l’una, e dell’acqua fresca, l’altra.  Iniziò a  mangiare avidamente non si accorse che alle sue spalle erano arrivati il gallo Osvaldo e le sue 5 galline che quel giorno avevano razzolato in un campo attiguo alla fattoria, alla ricerca di insetti, vermi e semi. “ehi, uccellaccio spennacchiato, chi ti ha dato il permesso di approfittare della nostra cena?” gli gridò Osvaldo. Spaventato il pavone si voltò e farfugliando rispose “Scusa amico, ma sono affamato. Non mangio da giorni e non ho saputo resistere….” Le galline, infuriate, presero a beccarlo e ad urlagli “vattene, brutto ladro! Tornatene da dove sei venuto!” Tutto quello starnazzare svegliò Briciola che, all’ombra di un cespuglio, schiacciava un pisolino. Si precipitò nel pollaio e subito Osvaldo lo apostrofò: “Dove eri quando questo lestofante è entrato nel cortile? Come il solito; invece di stare all’erta, tu dormi!”

“No, non dormivo! – Rispose il cane – Riposavo con gli occhi chiusi. Ma ora, piuttosto, cerchiamo di scoprire chi è e da dove viene questo strano tipo….”

“Sono uno che si è smarrito e ha tanta fame!......”  esclamò il pavone. “Ok, ma questo non ti da il diritto di ingozzarti con il nostro cibo!” ribatterono Osvaldo e le galline. “Vi chiedo nuovamente scusa, ma sono giorni che cerco di tornare a casa mia, nel mio giardino….”  “Ah, capisco. Sei un signor cittadino. E dimmi un po’, che lavoro facevi laggiù?” gli chiese Briciola. “Cosa vuol dire che lavoro facevo? Io non facevo nessun lavoro. Io sono un pavone e me ne stavo nel giardino solo per essere ammirato dagli umani per la mia eleganza, per la mia coda meravigliosa. Guardate!” e così dicendo il pavone aprì il ventaglio delle sue lunghissime penne che, però, si incastrarono nelle maglie della rete che cingeva il pollaio. “ Chi è quella creatura così buffa?” domandò Pipino, appena giunto in compagnia di Stella che ridacchiava osservando la buffissima scena. “ dice di essere un pavone e che il suo mestiere è quello di farsi guardare la coda!” sogghignò Briciola. “Un lazzarone, insomma!” concluse sarcastica Stella. “No, non è vero. Io sono un uccello con piume splendide e la mia presenza abbellisce qualsiasi paesaggio!”

“per me resti un buono a nulla. Ma vieni al sodo e dicci: cosa vuoi da noi?” chiese Briciola. “Bè, mi piacerebbe rimanere: bel posto, aria buona, tanti nuovi amici…… e vi terrei compagnia allietandovi con la ruota che so fare con la mia coda!”

“Ma tu sei scemo” gli risposero tutti gli animali in coro. “Se vuoi restare devi trovarti un vero lavoro perché qui alla fattoria, tutti hanno un compito da svolgere!”

“Noi facciamo le uova” dissero le galline.

“Io sveglio il padrone ogni mattina” affermò Osvaldo.

“Io invece lo porto in groppa o tiro il carretto” continuò Pipino.

“io vado a caccia di topi” aggiunse Stella.

“E io come avrai ben capito, vigilo attentamente su tutto e su tutti!” terminò Briciola.

“Oh, io non saprei proprio di cosa occuparmi!” sospirò mesto il pavone.

“Allora, quando è così, vattene. A Belcolle non c’è posto per te!” sentenziò Stella, parlando a nome di tutti. Il pavone chinò il capo e mogio mogio, si avviò verso il cancello, scortato da Briciola. Ormai era giunta la sera e non sapendo dove andare lo scoraggiato pennuto scelse un albero abbastanza vicino alla fattoria, si posò su un ramo e si addormentò. Nel cuore della notte, mentre tutti riposavano, un’ombra furtiva si diresse al pollaio: era una volpe che sperava di acchiappare una gallina tenera e grassoccia. Ma il frusciare tra l’erba alta aveva destato il pavone che, grazie alla luce della luna, potè osservare la scena. Intuito il pericolo che correvano Osvaldo e le sue galline, lanciò l’allarme strillando a più non posso. I suoi versi sgraziati svergarono tutti e misero in fuga la volpe. “E’ stata una fortuna che sia scattato l’allarme - constatò Osvaldo – altrimenti a quest’ora noi del pollaio saremmo morti!”

“Ma quale allarme e allarme; - ribattè Pipino –non abbiamo mai avuto un antifurto a Belcolle”

“Allora che ha fatto scappare la volpe?” si chiese Stella.

“Non può essere stato che il pavone” - riflettè Briciola – quando l’ abbiamo scacciato, ho visto che saliva su uno degli alberi qui attorno”.

“allora è a lui che dobbiamo la vita” constatò Osvaldo.

“Mostriamogli la nostra riconoscenza – proposero le galline – dai Briciola vai a chiamarlo!”. Il cane si avvicinò all’albero su cui il pavone era ancora appollaiato e lo invitò a tornare alla fattoria. Tutti gli animali gli si fecero incontro e lo ringraziarono abbracciandolo.

“Ci hai salvato da una grave minaccia; - disse Osvaldo – perciò se vorrai ancora restare a Belcolle io e le galline saremo lieti di ospitarti e dividere con te il nostro cibo!”

“Grazie, siete gentili – rispose un po’ confuso il pavone – ma io continuo a non avere un’occupazione!”

“No, ora ce l’hai. Sarai la nostra vedetta e dovrai segnalare i pericoli che potrebbero minacciare la nostra sicurezza!” dichiarò Pipino.

“Oh, mille grazie amici! Sarò felicissimo di potermi rendere utile” esclamò il pavone.

“Bene, bene. Ora che tutto si è concluso per il meglio, vuoi dirci il tuo nome?” disse Briciola.

“Io non ho un nome, anzi non ne ho mai avuto uno!” rispose il pavone.

“Oh, poverino! Se non hai nome dobbiamo trovartene uno….. mmmmm Da oggi ti chiamerai….. ti chiamerai……….. Sirena!” esclamò Stella.

Gli altri approvarono e da quel giorno vissero insieme, felici e….. sicuri.

(I bambini di prima e Fiorenza, 2010)

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