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filastrocche

7. Il treno merci

Dal primo all’ultimo vagone

è tutto nero di carbone,

ma affacciato a uno sportellino

c’è il muso bianco di un vitellino.

8. I bravi signori

Un signore di Scandicci

buttava le castagne

e mangiava i ricci.

 

Un suo amico di Lastra a Signa

buttava i pinoli

e mangiava la pigna.

 

Un suo cugino di Prato

mangiava la carta stagnola

e buttava il cioccolato.

 

Tanta gente non lo sa

e dunque non se ne cruccia:

la vita la butta via

e mangia soltanto la buccia.

9. Rivoluzione

Ho visto una formica

in giorno freddo e triste

donare alla cicala

metà delle sue provviste.

 

Tutto cambia: le nuvole,

le favole, le persone…

la formica si fa generosa….

È una rivoluzione!

10. Il funerale della volpe

Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero. Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva. – è morta, è morta, - gridarono le galline. –Facciamole il funerale-. Difatti suonarono le campane a morto, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in fondo al prato. Fu un bellissimo funerale e i pulcini portavano i fiori. Quando arrivarono vicino alla buca la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutte le galline. La notizia volò di pollaio in pollaio. Ne parlò perfino la radio, ma la volpe non se ne preoccupò. Lasciò passare un po’ di tempo, cambiò paese, si sdraiò in mezzo al sentiero e chiuse gli occhi. Vennero le galline di quel paese e subito gridarono anche loro: -è morta, è morta! Facciamole il funerale-. Suonarono le campane, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in mezzo al granoturco. Fu un bellissimo funerale e i pulcini cantavano che si sentivano in Francia. Quando furono vicini alla buca, la volpe saltò fuori dalla cassa e si mangiò tutto il corteo. La notizia volò di pollaio in pollaio e fece versare molte lagrime. Ne parlò anche la televisione, ma la volpe non si prese paura per nulla. Essa sapeva che le galline hanno poca memoria e campò tutta la vita facendo la morta. E chi farà come quelle galline vuol dire che non ha capito la storia.

11. La mia mucca

La mia mucca è turchina
si chiama Carletto
le piace andare in tram
senza pagare il biglietto.

Confina a nord con le corna,
a sud con la coda.
Porta un vecchio cappotto
e scarpe fuori moda.

La sua superficie
non l’ho mai misurata,
dev’essere un po’ meno
della Basilicata.

La mia mucca è buona
e quando crescerà
sarà la consolazione
di mamma e di papà.

(Signor maestro, il mio tema
potrà forse meravigliarla:
io la mucca non ce l’ho,
ho dovuto inventarla.)

12. Il ciechino

A Roma, in piazza dell’ Argentina,

suona un ciechino la fisarmonica.

Si ferma la gente ogni mattina

A quella musica un po’ malinconica.

 

Prima di correre a lavorare,

prigionieri in una stanza,

gli impiegati si fermano a fare

provvista di musica e di speranza.

 

Quando finisce la canzonetta

si ricordano di avere fretta.

13. Avviso

Bambino di città cerca amici

perché non ne ha.

Si prega di guardare

sul quinto balcone:

tiene in mano un aquilone

che volare non sa.

14. Il pompiere

Il pompiere per chi non lo sa,

è un domatore di qualità.

Il fuoco è feroce come un tigrotto:

io lo addomestico in quattro e quattr’otto.

Con la pompa gli faccio passare

tutta la voglia di bruciare:

te lo spengo come un lumino,

come la fiamma di un cerino.

 

Mi preoccupa però

un terribile falò,

per il quale serve a poco

l’accetta del vigile del fuoco:

la guerra può incendiare il mondo

da un polo all’altro in un secondo.

Ma sapete che faremo?

Tutti insieme lo spegneremo.

Sarebbe bello da vedere:

tutti gli uomini, un solo pompiere!

15. L'albero dei poveri

Filastrocca di Natale,

la neve è bianca come il sale,

la neve è fredda, la notte è nera

ma per i bimbi è primavera:

soltanto per loro, ai piedi del letto

è fiorito un albereto.

Che strani fiori, che frutti buoni

oggi sull’albero dei doni:

bombole d’oro, treni di latta,

orsi dal pelo come d’ovatta,

e in cima, proprio sul ramo più alto,

un cavallo che spicca in salto.

Quasi lo tocco… Ma no, ho sognato,

ed ecco, adesso mi sono destato:

nella mia casa, accanto al mio letto

non è fiorito l’alberetto.

Ci sono soltanto i fiori del gelo

sui vetri che mi nascondono il cielo.

L’albero dei poveri sui vetri è fiorito:

io lo cancello con un dito.

16. Non per tutti è domenica

Filastrocca della domenica,

un po’ allegra, un po’ malinconica,

malinconica vuol dire mesta:

non per tutti domenica è festa.

 

Non è festa per il tranviere,

il vigile urbano, il ferroviere,

non è domenica per il fornaio,

per il garzone del lattaio.

 

Ma tutti i giorni sono neri

per chi ha tristi pensieri;

per chi ha fame, è proprio così:

ogni giorno è lunedì.

17. Ciminiere

Ciminiere, ciminiere,

siete belle da vedere,

 

con il pennacchio piegato al vento

come il fumo d’un bastimento.

 

Tra poco forse la città

nel cielo azzurro salperà.

 

Ma com’è triste da vedere

la morte delle ciminiere:

 

dov’è il fumo piegato al vento?

la sirena perché non sento?

 

Dietro il cancello nero sbarrato

il cuor che batteva qualcuno ha fermato.

 

Ma tu, sirena, non resti muta,

e chiami, chiami l’uomo in tuta:

 

la sua mano ridesterà

il forte cuore della città.

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